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Cashback: di che parliamo?

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Il 2020 è finito ma le problematiche non sono ancora terminate. Abbiamo dovuto mutare abitudini e riconsiderare le nostre priorità. Gli acquisti sono stati effettuati sempre più da casa, attraverso piattaforme specifiche e contando su strumenti particolari. Uno tra tutti? Il cashback. Nato come un servizio esclusivo dei canali digitali, il cashback ha finito per diffondersi offline a livello locale per merito di coupon appositi. Adesso questo tipo di servizio è sulla bocca di tutti. Parliamone insieme.


Cos’è il cashback?

Il cashback è uno strumento che esiste da parecchi anni. In parole parche, si tratta di un rimborso di esigua natura applicato da negozi o piattaforme di pagamento sulle spese compiute dai clienti. Il suo scopo è di incentivare gli acquisti, puntando sulla fidelizzazione brand/cliente. Non esiste un parametro fisso per indicare la cifra rimborsata. Essa varia da caso a caso. E il rimborso viene eseguito previo acquisto. Lo si può considerare alla stregua di una piccola ricompensa per la spesa compiuta. Esiste sempre un limite minimo da raggiungere se si vuole beneficiare del payout. Anche questo dipende dall’attività che lo eroga.

Perché si sta insistendo tanto sul servizio?

Il Governo ha deciso di introdurre il sistema per agevolare gli acquisti tracciabili e controllare l’evasione fiscale. Si tratta di un incentivo per i detentori di carte di credito, bancomat e app sullo smartphone, come l’app governativa App IO. La strategia ministeriale rientra nel più ampio contesto della lotta al contante prevista dal decreto Agosto, nobilitato a legge il 14 ottobre 2020.

L’incentivo si sta rivelando vincente, e risponde all’ottica di sbarazzarsi del contante per promuovere pagamenti digitali. Un passo avanti di sicuro impatto per un futuro votato alla digitalizzazione in tutte le forme che le competono.