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Italia digitale: nel 2020 è ancora una chimera

Italia digitale nel 2020
Italia digitale nel 2020

Italia digitale: nel 2020 è ancora una chimera. I dati relativi al 2019 non sono incoraggianti per ciò che attiene alla penetrazione digitale in Italia. La disfatta, se così si può chiamare, è legata alla perdita di altre due posizioni nella classifica DESI. Appena sotto di noi sono solo Romania, Grecia e Bulgaria. Per quale motivo?

Italia digitale: nel 2020 è ancora una chimera

Nonostante gli incentivi a usare gli strumenti digitali di più nella nostra vita professionale, in Italia si è registrato un calo vistoso dell’utilizzo di tali servizi. Ad esempio nella Pubblica amministrazione. Il numero di aziende che non hanno un eCommerce è ancor altissimo, parimenti al novero di coloro che non sanno cosa sia un cloud. La competitività non riesce a fare breccia, a penetrare. E la cosa curiosa è che l’orrido posto ai bassifondi del DESI non ha prodotto in noi una reazione tale da coprirci di vergogna.

Le competenze digitali dei cittadini sono penose. In genere utilizziamo poco e male Internet e i suoi servizi. Il nostro ritardo è cronico e la mancanza di organizzazione dovuta in parte alla pandemia non aiuta certo a migliorare le cose. Dall’Unione Europea stanno per arrivare fondi cospicui per aiutare le imprese a digitalizzarsi. Ma la digital transformation non può compiersi senza un piano coeso e strutturato che coinvolga tutti gli attori professionali grazie ai quali l’Italia è ancora una potenza capace di farsi notare.

Quali le possibili soluzioni

Suona coraggiosa l’idea lanciata dal Ministro Pisano di investire su un’infrastruttura cloud italiana, da agganciarsi possibilmente al cloud europeo. Ma il nostro è un Paese di scarsa intraprendenza innovativa. La spesa complessiva per l’informatica pubblica ammonta a circa 5,7 miliardi l’anno. Solo una piccola parte di essa finisce in ricerca e sviluppo. E questo provoca infami rallentamenti.

Una soluzione plausibile all’incaglio in cui versiamo è la seguente: far sì che sistema pubblico e settore privato cooperino in una convergenza di sforzi tesi a sviluppare le competenze digitali di ciascuno.