
Negli ultimi anni il digitale ha prodotto una quantità enorme di dati.
Il vero problema, oggi, non è più raccoglierli, ma usarli bene.
Il 2026 si apre come l’anno della maturità digitale:
meno dashboard decorative, più decisioni guidate da insight reali.
I brand più evoluti stanno già spostando il focus:
- dalla vanity metrics alla redditività per canale
- dal traffico alla qualità della relazione
- dall’automazione alla intelligenza applicata
L’intelligenza artificiale entra in una nuova fase: non più promessa futuristica, ma strumento operativo per:
- demand forecasting
- pricing dinamico
- personalizzazione dell’esperienza
- ottimizzazione della supply chain
Ma il vero salto non è tecnologico. È culturale.
Le aziende che nel 2026 faranno la differenza saranno quelle capaci di:
- far dialogare IT, marketing, retail e operation
- costruire processi data-driven comprensibili
- usare la tecnologia come supporto, non come sostituto del pensiero strategico
Il digitale smette di essere “un progetto” e diventa un modo di lavorare ed è qui che si giocherà la vera competitività.








