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Digital Labour: il lavoro nell’era digitale

Digital Labour
Il nuovo lavoro ai tempi del digitale: il digital labour

Negli anni la rivoluzione digitale ha provocato un riassestamento della società, cambiandone dinamiche e relazioni. A risentirne è anche il concetto stesso di lavoro, che si adegua alle innovazioni digitali, sino a trasformarsi in digital labour.

Cos’è il digital labour?

Il mondo del lavoro è da sempre soggetto a continui mutamenti. Il rapido sviluppo delle tecnologie ne ha accelerato gli inevitabili processi.

Le necessità legate al ripensamento e modifica di determinati impieghi hanno portato al concepimento di un modo di fare lavoro totalmente nuovo: il digital labour.

Col termine digital labour, o lavoro digitale, vengono intese tutte le forme emergenti di lavoro caratterizzate dalla produzione di valore tramite l’interazione e il rapporto con le tecnologie. Si includono gli impieghi svolti con l’ausilio di piattaforme digitali, intelligenze artificiali e piattaforme on-demand.

Il lavoro digitale descrive lavori che comprendono attività svolte principalmente online.

La digitalizzazione non ha portato solamente a un cambiamento dei luoghi, tempi e modi di lavorare, ma ne ha stravolto completamente i precetti arrivando a poter parlare di progressiva piattaformizzazione della società.

Le tipologie del lavoro digitale

Il digital labour si distingue principalmente in due macro categorie di lavori: il digital labour on demand e il playbour.

Con il primo si intendono i lavori mediati da piattaforme quali Uber, JustEat e tutto il mondo del delivery.

I lavoratori svolgono mansioni, in seguito a una richiesta del cliente, di tipo manuale, come il trasporto di cibo, beni di prima necessità, spedizioni, etc.

Tale tipo di impiego rientra sotto la cosiddetta gig economy, nota come economia dei lavoretti.

In questo caso si parla di lavori svolti in cambio di un salario, esattamente come accadeva prima della rivoluzione digitale, dove le piattaforme svolgono solo un ruolo di intermediazione tra gli individui e il mercato.

Con il termine playbour (crasi dei termini play, giocare, e labour, lavoro) vengono intese tutte le attività che l’utente svolge in piattaforme quali Facebook, YouTube, Google e così via, fornendo big data.

Leggi anche: Big Data: cosa sono e come sono legati alla privacy?

Il rilascio di big data, seppur considerati la nuova merce di valore e di scambio presente sul mercato, non è quasi mai remunerato. Si tratta di un ossimorico lavoro gratuito.

Come si inserisce il lavoro digitale nella nuova economia?

È chiaro che il lavoro digitale abbia una natura complessa e difficilmente classificabile.

Se da un lato conduce a meccanismi di profondo sfruttamento e subordinazione lavorativa, dall’altro influisce sulla crescita creativa di un individuo.

Tutti possono produrre valore sulle piattaforme digitali e tutti possono trarne profitto, pur non essendone a conoscenza.

Questo porta alla nascita del capitalismo delle piattaforme, espressione con la quale si vogliono classificare le specificità di modelli produttivi intermediati dalla presenza della Rete.

Gli effetti del digital labour

  • Il digital labour non è l’automatizzazione del lavoro. Non cancella i lavoratori in carne ed ossa, ma ne nasconde la forza lavoro nei processi produttivi;
  • La mano dell’utente, fondamentale in tutti i meccanismi di creazione online, è resa invisibile;
  • Il lavoro è dislocato in ogni parte del globo, pur non aumentando né diminuendo i tassi di disoccupazione;
  • Aumenta i tassi di precarietà al servizio delle piattaforme stesse;
  • Aumenta la produttività, attivando costantemente individui online.

Considerati questi aspetti maggiormente negativi, sono comunque innegabili le infinite opportunità che il lavoro digitale porta con sé.

Il digital labour apre le porte a un nuovo universo e nuove possibilità di concepire il lavoro. L’obiettivo è annullarne la componente più controversa legata alle dinamiche di sfruttamento.

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