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Dalle parole chiave alla realtà del business: semplificare la complessità della trasformazione digitale nel settore retail.

Evoluzione dell acquisto online
Intervista con Fabrizio Cascianelli Head of Sales and Marketing VTEX Italia

Componibilità, commercio headless e microservizi sono alcuni degli ingredienti che stanno trasformando la tecnologia nel settore retail favorendo per le aziende l’accesso ad architetture adattabili e modulari con cui sostenere le sfide del mercato in evoluzione e rimanere al passo con la trasformazione digitale.

Di Fabrizio Cascianelli, Head of Sales and Marketing di VTEX Italia

La complessità della trasformazione digitale nel settore retail

Camminando per qualsiasi corridoio alle fiere di settore si sentono ripetere concetti quali componibilità, commercio headless e microservizi. Ma facciamo prima di tutto chiarezza su che cosa significhino veramente.

La componibilità è un approccio che consente alle aziende del settore di soddisfare facilmente le esigenze della trasformazione digitale. Alla sua base comporta la scomposizione di un sistema in blocchi costitutivi intercambiabili, che possono essere selezionati e assemblati in varie combinazioni per soddisfare esigenze specifiche. Questa modularità permette di apportare cambiamenti o innovazioni in modo rapido.

Il commercio headless prevede la separazione del front end e del back end in una piattaforma di ecommerce. Questa separazione permette di apportare modifiche su entrambe le parti senza influenzare l’altra, e ciò facilita la flessibilità negli aggiornamenti e nell’apportare miglioramenti senza interrompere mai la continuità dell’esperienza utente.

I microservizi sono un’architettura software in cui applicazioni complesse vengono composte da piccoli processi indipendenti che comunicano tra loro utilizzando API language-agnostic.

Questi servizi permettono un altissimo livello di personalizzazione nella gestione e manutenzione, sono altamente testabili, hanno basso accoppiamento, sono distribuibili in modo indipendente e organizzabili quindi in base alle capacità ed esigenze del business.

Questi termini stanno diventando sempre più il punto focale quando si parla di tecnologia per il settore retail e l’unione di essi porta al concetto di: “Componibilità Pragmatica“.

Leggi anche: L’evoluzione dei metodi di pagamento e la sicurezza delle transazioni nell’era del commercio digitale

I benefici della Componibilità Pragmatica

Un grande vantaggio della componibilità pragmatica è che essa non richiede una revisione costosa, consistente, e su larga scala, della piattaforma che si ha in uso per il proprio ecommerce. La componibilità pragmatica, infatti, permette un’adozione graduale di elementi componibili, in base proprio alle priorità aziendali e al livello di readiness del proprio business.

Essa consente, inoltre, alle aziende di valutare i propri processi e sistemi in essere, per identificare le aree che potrebbero trarre maggior beneficio dalla flessibilità e implementare quindi componenti modulari in modo sequenziale.

I vantaggi non si limitano a questi. La componibilità ha il pregio di ridurre, ad esempio, il carico e gli oneri di manutenzione rispetto ai monolitici sistemi legacy in cui aggiornamento, manutenzione ed estensione impongono notevoli oneri ai team IT. Le architetture componibili si basano su tecnologie cloud-native che forniscono aggiornamenti automatici, eliminando la necessità di gestirli. L’uso di microservizi e tecnologie headless facilita l’integrazione di nuovi componenti fondamentali.

La componibilità è flessibile e consente alle organizzazioni di saper agire rapidamente per affrontare le dinamiche di mercato in tempo reale. Il mantra della componibilità è “Costruire meno, testare di più”. È possibile testare rapidamente nuove funzionalità e annullarle se non si ottiene il risultato previsto. Questo approccio elimina per l’azienda il rischio di blocchi imposti da fornitore e ciò è fondamentale per stare al passo con la concorrenza.

La componibilità evolve infatti alla velocità del business e, nel mondo del commercio che si muove così velocemente, le aziende devono essere in grado di tenere il passo con le preferenze dei clienti, che cambiano rapidamente – pensiamo ad esempio al successo dei video virali di TikTok o dell’AI generativa (OpenAI ha rilasciato ChatGPT a novembre 2022 e oggi già innumerevoli aziende offrono con successo chatbot, personalizzazione e altre funzionalità basate sull’AI).

Contemporaneamente devono saper adattare le proprie strategie di inventario quando si presentano problemi nella supply chain.

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Aziende che stano utilizzando un approccio componibile

Per fare un esempio di grandi brand che stanno già utilizzando un approccio componibile, possiamo citare Carrefour, Sony, Motorola, Cia. Hering, che stanno aumentando le conversioni e il valore medio degli ordini, espandendosi rapidamente in nuove località e migliorando notevolmente il servizio clienti.

Leggi anche: Henkel sceglie VTEX per accelerare le transazioni digitali B2B

C’è poi un altro enorme vantaggio: la componibilità non richiede il “replatforming” (conversione della piattaforma) e la sostituzione/riparazione dei sistemi in essere. In effetti, questo consente alle aziende di valutare i propri processi e sistemi esistenti, identificare le aree che trarrebbero maggior beneficio dalla flessibilità e implementare componenti modulari in modo sequenziale. Adottando questo approccio incrementale, le aziende possono gestire meglio i rischi.

Anche i retailer B2B stanno guardando con sempre maggiore attenzione questo ambito. Un esempio viene da bisco industries, distributore di componenti elettronici in vari settori, compreso quello aerospaziale. L’azienda è passata da una piattaforma di commercio legacy ad abbracciare la flessibilità, lanciando il proprio marketplace B2B e scegliendo di basarsi su una piattaforma creata per applicazioni web scalabili e production-ready.

Questa tecnologia ha facilitato l’inclusione di milioni di prodotti, decine di migliaia di attributi di prodotto, la visibilità in tempo reale dell’inventario dei singoli produttori / fornitori e un’esperienza utente ottimizzata per la supply chain B2B. Inoltre, grazie a questa piattaforma l’azienda ha potuto integrare senza problemi la comunità di acquirenti digitali con la rete di venditori locali, promuovendo un ecosistema di commercio collaborativo inaugurando un’iniziativa pionieristica nel proprio settore.

Per le aziende di ecommerce, sia B2C che B2B, abbracciare un’architettura componibile significa non solo rimanere al passo con le tendenze tecnologiche, ma anche migliorare attivamente l’agilità operativa. Una struttura di questo genere sfrutta tecnologie headless e microservizi per promuovere la flessibilità, consentendo ai retailer di offrire migliori esperienze ai clienti, ottimizzare gli inventari e integrare rapidamente nuove tecnologie. Che si tratti di lanciare nuove funzionalità, espandersi in nuovi mercati o sperimentare nuovi modelli di business, le aziende che basano i propri ecommerce su piattaforme componibili possono aspirare a un miglior posizionamento, e rispondere rapidamente ed efficacemente alle richieste di mercato.

Con l’aumento della domanda di negozi online personalizzati e veloci, numerose piattaforme di commercio offrono oggi strumenti di sviluppo front end che consentono agli sviluppatori di liberare creatività e competenze nel creare soluzioni ecommerce robuste e distintive.

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Creare il cambiamento con la Componibilità Pragmatica

Le aziende stanno cercando sempre più un’alternativa ai monolitici sistemi legacy. Gli svantaggi di basarsi su piattaforme uniche e ingombranti, costose da aggiornare o estendere, hanno da tempo dato prova di superare i benefici.

È proprio qui che emerge il valore aggiunto della componibilità, che comporta la combinazione di diverse soluzioni software per creare un’architettura in grado di soddisfare le esigenze – in evoluzione – del business.

Attuare il cambiamento richiede alcuni passi fondamentali:

  • Verificare i sistemi esistenti: identificare e valutare i framework tecnologici e le operazioni aziendali esistenti. Capire cosa funziona e cosa no, per comprendere i potenziali punti di partenza per l’integrazione di una nuova tecnologia
  • Prioritizzare in base all’impatto: non tutti i sistemi necessitano di un rinnovamento immediato. È bene prioritizzare gli elementi componibili che avranno il maggiore impatto sull’esperienza del cliente e sull’efficienza operativa.
  • Implementare a fasi: iniziare con aggiornamenti modulari a sistemi meno critici per testare e imparare dall’implementazione può rivelarsi vincente, per poi espandere gradualmente il cambiamento agli aspetti più significativi dello stack tecnologico.
  • Sfruttare partnership di valore: collaborare con partner tecnologici esperti in infrastrutture componibili può fornire una guida personalizzata per il contesto specifico della propria azienda.
  • Favorire un miglioramento continuo: la componibilità non va intesa come progetto “una tantum”, ma come un processo continuo di adattamento e miglioramento. Rivedere regolarmente strategie, tecnologie e processi per perfezionare e ottimizzare è la chiave.

Trasformazione digitale e Componibilità Pragmatica – Conclusioni

La componibilità non si limita a una serie di tecnologie specifiche. Il concetto è più ampio e permette di ottenere mediante un nuovo approccio diversi benefici, che vanno dall’agilità, alla scalabilità, dalla flessibilità alla resilienza.

La componibilità pragmatica si concentra sull’integrazione di questi benefici in una struttura già in essere, attraverso una migrazione graduale. L’approccio pragmatico alla componibilità consente alle aziende di minimizzare le interruzioni e ottimizzare l’ottenimento di valore, evitando i rischi legati al replatforming per cogliere tutti i benefici delle nuove tecnologie.

Per adottare la componibilità pragmatica, occorre cercare soluzioni progettate per integrarsi in un’architettura esistente. Alcune tecnologie funzionano solo in un setup “greenfield”, dove un’azienda costruisce una struttura all’avanguardia completamente da zero. Quando si selezionano le tecnologie da adottare, è bene considerare la configurazione in essere e valutare con attenzione gli obiettivi che si intendono raggiungere nel breve termine.

La componibilità non è solo un approccio tecnologico, ma anche un cambiamento di mentalità.

La componibilità pragmatica unisce l’IT e il business attorno a un insieme di tecnologie che consentono all’intera organizzazione di offrire ciò di cui i clienti hanno bisogno e rappresenta oggi l’approccio più efficace per posizionarsi verso la crescita e l’evoluzione del business a lungo termine.

Chi è VTEX

VTEX (NYSE: VTEX) è la piattaforma globale di commercio digitale di livello enterprise in cui CEO e CIO lungimiranti ottimizzano i loro investimenti. La nostra piattaforma componibile e completa aiuta brand e retailer a modernizzare il loro stack e a ridurre i costi di manutenzione, migrando rapidamente dai sistemi legacy, collegando l’intera catena del valore e facendo dell’inventario e del fulfillment il loro punto di forza.
In qualità di leader nel commercio digitale, VTEX gode della fiducia di 2.600 clienti B2C e B2B, tra cui Carrefour, Colgate, Motorola, Sony, Stanley Black & Decker e Whirlpool, con 3.500 negozi online attivi in 43 Paesi (al 31 dicembre 2023). Per ulteriori informazioni, visita il sito www.vtex.com

Ti consiglio anche: Ecommerce Week – Tecnology

Quali sono i Trend 2021 per il settore travel?

Trend 2021 per il settore travel
Trend 2021 per il settore travel

Quali sono i trend 2021 per il settore travel? Siamo ormai a conoscenza di come il Covid-19 abbia influito negativamente sul settore del turismo. Al punto che il calo del fatturato sul suolo italiano è da stimare del 71,4%. Il 2020 verrà ricordato come uno degli anni peggiori nella storia dell’umanità. I cittadini si sono trovati costretti a mutare le proprie abitudini quotidiane, e i brand a riflettere sul modo migliore per affrontare la pandemia.

Quali sono i trend 2021 per il settore travel?

In campo travel abbiamo dovuto fare i conti con l’impossibilità di spostarci dai comuni di residenza. E i fenomeni che stanno emergendo ora sono la diretta conseguenza di questa triste impossibilità. Vediamo insieme quali sono i trend che si stanno imponendo in questo momento.

Staycation

Il concetto di staycation è legato alla possibilità di esplorare gli spazi nelle proprie vicinanze e diventare turisti nella propria città. Viaggi a corto raggio sempre all’interno dei confini della propria regione o comune. L’Italia quest’anno ha investito molto per promuovere il turismo interno. Hotel e ristoranti ne hanno beneficiato, pur con tutti i limiti del caso.

Trend 2021 per il settore travel: smart holiday

Lavorare ovunque godendosi nel frattempo il piacere di stare in un luogo di vacanza. Una tendenza di viaggio ambita e seguita da sempre più persone. Basta avere a disposizione una struttura munita di servizi digitali e poi, a lavoro compiuto, si può uscire a prendere un po’ d’aria fresca. Non sono pochi gli alberghi che si sono dedicati a mettere a disposizione servizi legati a tale forma di viaggio-lavoro.

Viaggi in mete poco affollate

Per questioni legate alla necessità di incrementare il numero di contagi, molte persone hanno scelto di privilegiare vacanze in destinazioni poco conosciute. I brand legati alla travel industry hanno pertanto valorizzato borghi antichi e località di norma avulse dalla fregola del turismo di massa, consigliando ai turisti di recarvisi per staccare dalla quotidianità.

Spotify: in arrivo i concerti virtuali

Spotify: in arrivo i concerti virtuali

Spotify, leader indiscusso dello streaming musicale, si sta impegnando per il lancio di un nuovo progetto: sono in arrivo i concerti virtuali.

L’impatto del COVID-19 sul settore musicale ha avuto esiti drammatici, soprattutto a causa del blocco degli eventi fisici. Le stime delle perdite rilevate nei mesi precedenti, infatti, ammontano a 350 milioni di euro per il settore della musica live, un business che vedeva impiegate circa 60 mila persone prima del lockdown.

Spotify ha deciso di appoggiare questo settore che presenta prospettive future ancora incerte con la volontà di connettere – virtualmente – gli artisti con i loro fan.

Il nuovo progetto di Spotify è emerso grazie ad alcune attività di reverse engineering effettuare da Jane Manchun Wong, una Reverse Engineering Blogger per l’appunto. E sebbene non sia ancora esplicito il momento del lancio sembrerebbero essere a buon punto e non vi sono dubbi sulle intenzioni della piattaforma.

I fan avrebbero la possibilità di acquistare i biglietti per i concerti virtuali online, attraverso un software già in possesso di Spotify.
Se prima l’app permetteva agli utenti di scoprire gli eventi live disponibili, ora si limiterebbe a suggerire quelli virtuali coinvolgendo un più ampio bacino di potenziali partecipanti.

Spotify, in arrivo con i concerti virtuali, è in una posizione vantaggiosa soprattutto in un momento di incertezza e crisi come quello attuale. La piattaforma, infatti, è apprezzata non solo dagli ascoltatori, ma anche dagli artisti ed è difficile poter immaginare che questi ultimi possano declinare una simile offerta,

Come ridurre il tasso di abbandono e migliorare il processo di check-out

tasso abbandono processo check out

Il processo di check-out è l’ultimo step del CJ online, ma è quello decisivo. Migliorare l’esperienza online è fondamentale per ridurre il tasso di abbandono e trasformare una vendita potenziale in una reale conversione.

Molto spesso può accadere che il cliente online abbandoni il CJ, e quando ciò avviene è fondamentale valutare a che stadio del processo di acquisto avviene l’abbandono.

Se l’abbandono avviene proprio nella fase di check – out vi sono delle Best Practices da applicare che permettono di diminuire il tasso di abbandono di un sito eCommerce.

Cosa si aspettano i Consumatori online


Le aspettative degli user online sono sempre più elevate, infatti, sono alla ricerca di esperienze di acquisto seamless ovvero senza soluzioni di continuità e frictionless ovvero senza frizioni tra i touch point disponibili.

E’ necessario trasmettere un’esperienza di acquisto user friendly, anche per gli utenti meno esperti, dove la chiarezza, la semplicità e la rapidità fanno da padrone, affiancate alla comodità e alla sicurezza.

In questo articolo sono presenti le Best Practices per ridurre il tasso di abbandono e migliorare il processo di acquisto.

3 Best Practice per ridurre il tasso di abbandono e migliorare il processo di check-out

Offrire modalità di pagamento alternative


Ecco alcune delle possibilità di pagamento che un sito eCommerce non dovrebbe sottovalutare:

  • Visa
  • Mastercard
  • PayPal
  • ApplePay
  • Contrassegno
  • Compra ora e paga dopo
  • Pagamento a rate (solo per determinati prodotti o servizi)

I consumatori hanno preferenze diverse ed è fondamentale rispondere alle loro esigenze.
Di cruciale importanza per ridurre il tempo in fase di check – out delle transazioni future è l’opzione one-click purchase.
Favorire il one-click purchase per ridurre il tempo della transazioni future, evitando all’utente di dover reinserire i dati personali necessari per completare la transazione.

Fornire pagamenti cross-border


La possibilità di affidarsi all’eCommerce ha ampliato i confini delle aziende, le vendite dapprima circoscritte solo in specifiche zone geografiche, ora sono prive di confini definiti.
Avere una clientela internazionale presuppone maggiore attenzione agli aspetti relativi a: costi di trasporto, tassi di cambio, dazi ed eventuali fees.
Serve trasparenza, accuratezza e sicurezza, per incoraggiare i clienti oltreconfine a concludere gli acquisti.
Questo è possibili affidandosi a sistemi digitali ERPs e ECMs, piattaforme Retail e software di contabilità che gestiscono ogni aspetto della transazione.

Abbracciare le tecnologie emergenti


Secondo l’ Ecommerce Trends 2020 survey report, il 44% delle compagnie eCommerce sta cercando di implementare, cambiare o migliorare le tecnologie utilizzate nel processo di check-out.
L’automazione nei processi di check-out porta a due enormi vantaggi:

  • L’ottimizzazione delle attività di back-end, semplificando le operazioni interne, generando precisione e aumentando la produttività;
  • Il miglioramento delle relazioni con i clienti che si interfacciano con un processo più semplice.

I consumatori moderni hanno elevate aspettative, non tollerano interruzioni e ostacoli lungo il loro CJ, perciò è fondamentale curare ogni singolo aspetto del processo di check-out al fine di ridurre il tasso di abbandono e trasformare le visite al sito in conversioni.

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BURGER KING® stampa gli ordini sulle mascherine

Burger King Mask
Burger King Mask

L’utilizzo della mascherina, oramai, è diventata un’attività che accompagna quasi tutte le azioni quotidiane. Si sa, le mascherine sono prive di ogni comfort e talvolta rendono più complessa anche la comunicazione tra le persone.
Ma BURGER KING® ha trovato una divertente soluzione: stampare gli ordini sulle mascherine.

Lo scorso 10 agosto BURGER KING® ha lanciato una campagna “La maschera BURGER KING® ti toglie le parole di bocca”, questa iniziativa, oltre a essere spiritosa è anche intelligente. La catena di Fast Food, infatti, si batte nel rispetto delle norme di sicurezza per contrastare la diffusione del virus.

BURGER KING® stampa gli ordini sulle mascherine

I Fast Feeder possono personalizzare la loro mascherina in pochi semplici passi: basta accedere alle pagine Social – Facebook e Instagram – del Fast Food, commentare il post della campagna e così BURGER KING® stampa gli ordini sulle mascherine.

In questo caso, oltre all’interesse per l’aspetto relativo alla salute degli individui, BURGER KING® ha sfruttato anche la leva della personalizzazione, elemento in grado di aumentare l’intera User Experience.

Ed ecco che uno sguardo vale più di mille parole e i dipendenti non hanno più bisogno di sforzarsi per comprendere il tipo di hamburger da aggiungere all’ordinazione, evitando in più di commettere errori.

C’è da aggiungere che forse per veder stampati gli ordini sulle mascherine di BURGER KING® anche in Italia sarà necessario attendere, ma è senza dubbio un’idea geniale. D’altronde l’originalità delle campagne proposte dalla catena di fast food non passa mai inosservata.

Questione di branding: come differenziare un brand per renderlo unico

branding differenziarlo e renderlo unico

Il successo di un brand non si limita unicamente alle caratteristiche intrinseche dei prodotti o servizi che offre al mercato, quindi come è possibile differenziare un brand per renderlo davvero unico? È una questione di branding.

Essere in grado di emergere tra la moltitudine di marchi che pervadono il mercato non è un’impresa semplice, soprattutto nel contesto attuale, dove lo sviluppo delle tecnologie digitali ha reso più semplice farsi notare, anche alle realtà più piccole.

Fare branding significa dare voce al proprio marchio e differenziarlo rispetto ai concorrenti attualmente è un’attività che non può essere sottovalutata.

Branding: Best Practices per differenziare un brand e renderlo unico

I Valori portano valore al brand

Un brand deve avere dei valori che guidano la presa delle decisioni. I clienti si identificano nei valori del brand e ne percepiscono la coerenza nel rispettarli. Identificare i valori di un marchio permette di attirare clienti che in questi elementi si identificano, finendo per aumentare la loyalty nei confronti del brand

I brand hanno uno scopo

Le persone si aspettano che i brand prendano una posizione e appoggiano positivamente quelli in grado di farlo.
Patagonia ad esempio è fortemente incentrata sulla limitazione dei danni ecologici e persegue con tenacia l’obiettivo di ridurre al minimo gli impatti ambientali cercando di migliorare costantemente i prodotti che realizza.

Accorciare le distanze

I brand dovrebbero prendersi cura dei clienti come fossero loro amici, con la volontà di fargli vivere delle esperienze di consumo degne di un feedback positivo, dovrebbero, inoltre, essere presenti con continuità attraverso i touch point a disposizione al fine di creare relazioni di valore.

Essere sul pezzo

I brand forti sono in grado di “vivere nel presente”, affrontare la quotidianità – nel bene o nel male – così come le persone. I brand in grado di avvicinarsi alle questioni attuali, che comunicano messaggi positivi e di supporto, sono quelli che maggiormente verranno apprezzati dai consumatori. Un’interessante esempio riguarda le iniziative proposte dai brand per celebrare lo scorso Gay Pride.

Per concludere, quindi, per differenziare un brand e renderlo unico è necessario investire risorse in attività di branding, è qualcosa che ha strettamente a che vedere con l’umanizzazione” del brand, i marchi dovrebbero, non solo essere vicini alle persone ma, comportarsi proprio come loro.

Come fare link building di qualità

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Come fare link building di qualità. Le strategie link building sono cruciali nel garantire il benessere di un sito web e incrementare traffico e conversioni. La disciplina qui considerata è però piuttosto difficile da affrontare, e un novizio si troverà allo sbaraglio se non sa da dove partire.

Come fare link building di qualità

Oggi ti spiego come si può fare link building di qualità a partire dal tuo sito web. È sempre bene partire da una triade di linee guida facili e basilari, così da impalcare la strategia link building su fondamenta solide.

Link building? Crea un blog

Creare un blog non significa limitarsi a darne vita per poi dimenticarsene. Bisogna mantenerlo attivo. Crea un piano editoriale strutturato, scrivi post su base regolare, focalizzati sul tuo settore di competenza e sulle esigenze specifiche del tuo cliente. Preoccupati che i tuoi contenuti siano ben fatti, validi e pieni di informazioni di qualità.

Richiedi backlink

Un ottimo modo per iniziare, specialmente se si è agli inizi nel settore, è richiedere backlink dai siti web. Come? Contattando tutti coloro che conosci e che sai che hanno un blog o sito web, chiedendo loro un backlink nel contenuto. Il backlink deve sempre provenire da un sito web pertinente con quanto sei solito proporre. Altrimenti è tutto fiato e fatica sprecati. E non c’è nulla di più frustante che sapere di aver lavorato tanto, sprecando tempo, soldi ed energie per qualcosa di fallimentare.

Cementa le relazioni

Non c’è backlink senza una relazione di fondo solida e massiccia. Ecco perché devi creare contatti stabili e destinati a durare. Comincia con community legate alla tua nicchia. Vai nei forum, cerca, scopri, impara a interagire con gli utenti che ne fanno parte. Contribuisci come puoi nelle discussioni e cerca di postare contenuti interessanti, tali da creare valore nella community.

Come diventare un bravo storyteller

storyteller
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Come diventare un bravo storyteller. Fare storytelling non significa limitarsi a raccontare storie o informare la propria audience sull’uscita di nuovi prodotti o servizi. Comunicare è la parola chiave. Riuscire a entrare in sintonia con gli utenti accompagnandoli durante la loro esperienza di acquisto.

Alcuni consigli per diventare un bravo storyteller

Ti proponiamo di seguito alcune linee guida per formarti come storyteller e comunicare con efficacia con i tuoi utenti.

Sei uno storyteller? Sii sincero

Quando racconti, cerca sempre di far risaltare i tratti più autentici della tua storia. Mettiti a nudo, esponiti ed esprimi ciò che senti facendo in modo che sia la forma più pura e cristallina di ciò che vuoi comunicare. Sincerità è la parola chiave. Perciò scrivi, scrivi, scrivi, tenendo sempre presente il dovere di comunicare con chiarezza la genuinità di ciò che poi andrai a vendere.

Definisci il tuo pubblico

Chi è il tuo pubblico? Perché l’hai scelto? Quanti anni ha? Quali sono i canali che privilegerà per seguirti? Poniti queste domande e sarai già in grado di creare una buyer persona vicina al vero. Più il pubblico è definito e maggiori saranno le possibilità di cogliere nel segno, perché potrai creare contenuti su misura di quella specifica nicchia.

Organizza il tuo discorso

Organizza ciò che vuoi scrivere servendoti di un calendario editoriale. Programma i tuoi articoli e cerca sempre di spalmarli in un arco temporale vasto e massiccio. Ogni giorno oppure ogni due giorni. E fai in modo che gli articoli trattino tematiche utili per il consumatore: news, consigli, tutorial, parti approfondite di prodotti particolari. Non suona male l’idea di dedicare a ciascuna settimana una tematica particolare.

Comunica attraverso i social

Sfrutta i canali social per interagire con i tuoi contatti e promuovere i tuoi articoli. Ricorda che ogni canale vive in base a regole sue: facebook funziona in maniera diversa rispetto a Instagram, e TikTok è un universo a sé.

Assistenza personalizzata al cliente: come realizzarla nell’ecommerce

Assistenza personalizzata Oct8ne

L’assistenza ai clienti è fondamentale per generare fidelizzazione e assicurarsi delle vendite (che non diventano resi).

I clienti che vengono guidati nell’acquisto comprano più spesso. Oct8ne ha realizzato lo studio su 4 casi di assistenza clienti

Se pensiamo all’effettuare un acquisto online, tutti ci immaginiamo di navigare su una pagina web, mentre aggiungiamo prodotti al carrello. Invece, se pensiamo ad un acquisto offline, ci immaginiamo guardando e toccando prodotti, un dipendente che ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto e il cassiere che ci spiega quanto tempo abbiamo per cambiare il prodotto. 

Tuttavia, a oggi, le differenze tra questi due modelli di business sono ancora tante. Fare in modo che l’esperienza d’acquisto online sia quanto più simile a quella offline è essenziale per il buon andamento di un ecommerce; per questo un punto chiave da tenere in conto è l’offrire un’assistenza personalizzata.

L’assistenza clienti di un ecommerce personalizzata induce all’acquisto

Se l’assistenza clienti di un ecommerce, invece di limitarsi a risolvere dubbi, offre un’assistenza personalizzata, accompagnando gli utenti durante il processo d’acquisto, questi ultimi si sentono più sicuri e comprano più facilmente.

Ne sono prova i quattro ecommerce che utilizzano l’attenzione al cliente visiva per assistere i propri clienti come in un negozio fisico. Oct8ne ha analizzato quattro casi: Smart Generation, Elettrodomestici Miró, Textura e Petclic che hanno incrementato le proprie vendite utilizzando.

In che modo questi ecommerce offrono un’attenzione al cliente su misura ai propri clienti?

1. Esperienza visiva

Da sempre, nel mondo online, si è cercato (inutilmente) di sostituire la figura del venditore con algoritmi, punteggi e consigli; tuttavia nessuno di questi elementi può sostituire la figura di un agente. Se un ecommerce vuole rafforzare il suo processo di vendita, ha bisogno di venditori, e solo offrendo un’attenzione al cliente visiva riesce ad avvicinare l’esperienza d’acquisto offline agli acquisti su Internet.

Offrire un’attenzione visiva fa sì che agente e cliente si possano capire al meglio, l’agente può vedere in tempo reale le necessità del cliente e guidarlo durante il processo di acquisto affinché migliorando l’esperienza dell’utente, si riesca ad aumentare anche il tasso di fidelizzazione dei clienti.

Un cliente soddisfatto è un cliente che ritorna e che quando compra le volte successive, avendo già fiducia nell’ecommerce e conoscendo già il prodotto è potenzialmente propenso a spendere di più. Marc Erra, CEO di Oct8ne, conferma che questo porta a un aumento del ritorno degli utenti di circa il 70%.

2. Cronologia dei prodotti visti

Nel mondo degli acquisti online, normalmente l’operatore non sa quello che il cliente cerca, o in che parte del web si trova, se ha aggiunto prodotti al carrello… In una situazione come questa è dunque impossibile conoscere le necessità o i gusti del cliente e implementare strategie di up-selling o cross-selling

Secondo i dati presentati da Oct8ne durante l’e-show, il tasso di conversione si moltiplica fino a 18 volte se un agente consiglia e propone attivamente prodotti al cliente mostrandoli in tempo reale.

3. Segmentazione predittiva

Poter segmentare gli utenti della tua rete e identificare potenziali clienti è molto importante per il tuo negozio online. I triggers predittivi aprono la chat in maniera automatica, offrendo un aiuto personalizzato al cliente nel momento opportuno (come per esempio nel caso in cui abbia visto più di X prodotti, o se si trovi da più di X minuti nella pagina di checkout) ed evitare così un possibile abbandono del carrello.

Da uno studio realizzato da Oct8ne, risulta che attivare questi algoritmi predittivi fa sì che il tasso di conversione si moltiplichi da 3 a 9 volte. 

Casi di successo in numeri

Per sapere come i clienti hanno tratto vantaggio dai triggers e da altre funzionalità di questo software come il covisore, abbiamo seguito lo studio di Oct8ne. Ecco la sintesi dei dati:

  • Smart Generation ha aumentato il suo tasso di conversione del 30% ricevendo il 72% delle richieste dei clienti attraverso i triggers predittivi;
  • Elettrodomestici Miró ha raggiunto un CRO del 34,2% grazie alla possibilità di mostrare prodotti in tempo reale attraverso la chat di Oct8ne;
  • Textura ha aumentato le vendite fino a un 23,6% e ha convertito un 18,52% dei visitatori di ritorno;
  • Petclic ha convertito il 20,31% del traffico grazie al covisore e il  41,13% dei clienti che sono stati assistiti fino al checkout ha finalizzato l’acquisto. 

La formazione di qualità per un ecommerce di successo

Se vuoi approfondire gli strumenti che possono ampliare le possibilità di vendita del tuo ecommerce, imparare nuove strategie di marketing e trovare nuovi clienti, il miglior investimento che puoi fare è sulla formazione.

EcommerceDay 2019 è l’appuntamento annuale dove puoi ampliare la tua conoscenza del mercato digitale e fare networking. La IX edizione si tiene il 3 ottobre a Milano: per prenotare i biglietti, vai sul sito ufficiale.

Eleonora Carisi: la moda e i social in Piemonte

Eleonora Carisi: la moda e i social in Piemonte

Di Torino, una laurea in marketing e comunicazione. Questa è Eleonora Carisi, uno dei volti più importanti della moda e dei social italiani. Un fashion blogger un po’ milanese e un po’ torinese.

Eleonora Carisi: una passione per la moda arrivata sui social

Prima di sbarcare sui social la fashion blogger di moda e stile aveva un negozio a Torino. Qui raccoglieva le creazioni di piccoli e meno piccoli stilisti indipendenti e sfruttava un po’ i social. Non molto, non ne aveva ancora fatto il suo lavoro a tempo pieno. Ha iniziato raccontando un po’ i capi del suo negozio, bazzicando su facebook dei primi tempi e Myspace e lasciando qualche notizia sulle sue vacanze.
Poi, nel 2010, decide di aprire il suo blog e da lì arriva la notorietà. Parla di lifestyle, moda, fashion, consigli di svariato genere. Parla di qualsiasi cosa le interessi e faccia parte della sua vita e di quella dei suoi followers. Da lì è esploso il successo, facendo sì che la torinese diventasse, oggi, una delle fashion blogger più influenti d’Italia, tra social e collaborazioni con grandi brand di moda.

Digital influencer metà di Torino e metà di Milano

Da ragazzina la digital influencer di moda a live style andava, da Torino, a prendere il treno per Milano per poterci passare il sabato pomeriggio. Ora, dopo anni, si è finalmente trasferita lì, nella New York italiana, per portare avanti il suo lavoro. La sua giornata è divisa tra Instagram, il suo blog e l’ufficio. Sì, perché Eleonora Carisi non è solo un’influencer. Ha aperto un’agenzia di management da qualche anno e lì si occupa di clienti in tutto il mondo, dall’Italia agli stati uniti.

600 mila followers su Instagram e la televisione

Moda, fashion e social, ma Eleonora Carisi non è solo questo. Assieme ad altri due colleghi influencer si è trovata a lavorare per Real Time in un programma a loro dedicato. Ma la passione per la televisione non si ferma ai reality. La giovane donna ha ammesso che non le dispiacerebbe portare avanti l’hobby dei film e chissà che non ci riesca. Nulla sembra averla mai fermata. Da laureata è passata a essere padrona di un suo negozio, influencer tra le più importanti d’italia, designer per zalando e donna in carriera. E la notte è ancora giovane. Ha già fatto il suo passaggio sui Red Carpet di Venezia e Cannes, quindi il primo passo è fatto. E anche il secondo.

La moda di Instagram e Instagram

Quella che per alcuni era una moda passeggera ora è la realtà di tutti i giorni. Instagram, blog, internet e moda vanno a braccetto, dando vita a stelle come Eleonora Carisi. Il mondo del marketing e dell’e-commerce ormai sanno quanto influencer e blogger siano importanti per questa realtà.
Eventi, storie e racconti di successo sui social sono all’ordine del giorno e moda, fashion e internet sono talmente legati da essere il tema dell’e-commerceday 2018 di Torino. Soprattutto in uno stato come l’Italia, dove la moda è uno dei tratti caratteristici, l’influenza del digitale in questo mondo non può venire ignorata, ma sfruttata al meglio.

Casi di successo. La storia di Gucci

GURU-La-storia-di-Gucci

L’Italia è sinonimo di moda e style in tutto il mondo e tra i tanti nomi storici della penisola uno che non può mancare è quello di Gucci. Ma se ora per molti è sinonimo di negozi di lusso, non tutti sanno come questo marchio sia riuscito nel tempo a diventare quello che è ora.

Gucci e il legame con l’equitazione

Nel 1921 Guccio Gucci torna alla sua città natale: Firenze. Dopo anni passati a lavorare in hotel di lusso ha sviluppato uno spiccato senso per il gusto, oltre che consapevolezza dei bisogni e desideri delle diverse clientele. Sceglie di mettere a frutto la sua esperienza in Italia, dove inizia aprendo piccoli negozi pelletteria e articoli per l’equitazione per le vie della città toscana. È così che inizia la storia di questo brand ora famoso nel mondo.
Il legame di questo brand con il mondo dei cavalli si vede ancora oggi, nei mocassini e nelle borse decorate con il famoso morsetto o la staffa, per esempio. Oppure nei colori verde-rosso-verde, presenti in foulard o decorazioni del marchio, ispirati ai sottopancia dei cavalli. La casa di moda italiana è sempre riuscita a unire il suo passato con il futuro, mantenendo inalterata la sua classe.

Un marchio che ha vestito star e regine, da Audrey Hepburn a Grace Kelly e il foulard flora

Dopo aver aperto punti vendita in tutta Europa nel 1953 Gucci sbarca a New York. E lì fa innamorare anche gli Stati Uniti del suo stile italiano, elegante e inconfondibile. È stata proprio l’originalità del marchio e la fantasia del suo fondatore a permettere a Gucci di sopravvivere nel tempo, anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Ed è dopo quegli anni che si afferma globalmente come simbolo di raffinatezza.
Dal suo arrivo negli Stati Uniti i prodotti Gucci diventano un must anche oltre oceano, conquistando il mondo, arrivando a vestire le star di Hollywood. Abitudine rimasta invariata nel tempo. Abiti e accessori della casa d’alta moda fiorentina decorano ancora oggi star di ogni dove, brillando sui red carpet di tutto il mondo. Ma non sono solo state le attrici ad apprezzare l’inconfondibile stile italiano. È famosa la storia del foulard a motivo flora creato appositamente per Grace Kelly, principessa consorte di Monaco. Si tratta di una fantasia di colori e fiori che ha lasciato il segno nel mondo della moda e che ancora oggi fa parte dei capisaldi del marchio.

Dal mondo fisico all’e commerce: Gucci continua a crescere

Si sa, la ragione per cui la moda sopravvive è perché è capace di anticiparsi e non rimanere mai indietro. Nel corso degli ultimi anni molte case di moda italiane e del mondo si sono adattate alle nuove richieste di mercato. Non sono più solo boutique, ma anche negozi online, così da soddisfare clienti in tutto il mondo e raggiungere ogni luogo. Sfruttando social, soprattutto Instagram, fashion bloggers, il suo nome importante e il suo stile inconfondibile, Gucci è più grande che mai anche su internet.
Il web, d’altro canto, si è dimostrato alleato dei grandi nomi italiani e del made in Italy, capace di far arrivare il mondo della moda italiana ovunque, diventando una nuova arma nelle mani dei brand. Ragione per cui brand, fashion e design sono gli argomenti di eventi come l’E-commerce Day, dove si parlerà di come sfruttare al meglio i nuovi strumenti di questo mondo.
Strumenti che Gucci conosce già al meglio, dimostrando come l’alta moda possa stare ovunque, dai negozi fisici a quelli online. L’importante infatti è lo stile inconfondibile e storico, unito alla capacità di essere sempre al passo con i tempi. Che, alla fine, è ciò che hanno sempre fatto la moda e Gucci.

ChatGPT diventa un canale di vendita: arriva Instant Checkout e l’Agentic Commerce Protocol

OpenAI ha annunciato “Buy it in ChatGPT”, il primo passo verso un’esperienza di acquisto completa direttamente dentro la chat. La novità introduce Instant Checkout, una funzionalità che permette di comprare prodotti senza uscire dalla conversazione, ed è alimentata da un nuovo standard aperto chiamato Agentic Commerce Protocol (ACP), sviluppato insieme a Stripe. Al lancio, gli utenti statunitensi di ChatGPT (Free, Plus e Pro) possono acquistare da venditori Etsy negli USA; il supporto per oltre un milione di merchant Shopify arriverà a breve. Oggi sono supportati acquisti “single-item”, con piani per carrelli multi-prodotto ed espansione geografica.

Come funziona Instant Checkout

Quando l’utente chiede consigli di acquisto (“migliori scarpe da corsa sotto 100$”, “idee regalo per chi ama la ceramica”), ChatGPT mostra risultati organici e non sponsorizzati, classificati solo sulla base della pertinenza. Se un prodotto supporta Instant Checkout, compare il pulsante “Buy”: l’utente conferma ordine, spedizione e pagamento e conclude l’acquisto senza lasciare la chat. Ordini, pagamenti e fulfillment restano in capo al merchant attraverso i sistemi esistenti; ChatGPT fa da “agente” che scambia in modo sicuro i dati necessari tra utente e negozio. I merchant pagano una piccola commissione sulle transazioni andate a buon fine; per gli utenti il servizio è gratuito e non altera i prezzi né l’ordinamento dei risultati.

Metodi di pagamento e checkout più veloce

Per completare l’acquisto, gli utenti possono usare carta di credito e i principali wallet come Apple Pay, Google Pay o Link by Stripe. Per gli abbonati Plus e Pro, ChatGPT può precompilare in modo sicuro i dati di spedizione e pagamento per velocizzare il flusso, lasciando sempre la possibilità di revisione prima del pagamento.

Trasparenza e ranking dei prodotti

I risultati shopping in ChatGPT sono progettati per discovery organica: qualunque merchant può essere mostrato se i suoi prodotti sono pertinenti alla query. L’abilitazione di Instant Checkout non garantisce alcun boost nel ranking. Quando lo stesso prodotto è venduto da più negozi, ChatGPT considera fattori come disponibilità, prezzo, qualità, se il merchant è il produttore/venditore primario e se è attivo Instant Checkout, per ottimizzare l’esperienza dell’utente.

Sicurezza, privacy e controllo del rapporto con il cliente

Il modello è costruito “for trust”. L’utente approva esplicitamente ogni passaggio; i token di pagamento sono cifrati e autorizzati solo per importi e merchant specifici; i dati condivisi con il negozio sono i minimi necessari a completare l’ordine, sempre con consenso dell’utente. Il merchant resta “merchant of record” per pagamenti, conferme, resi, supporto e post-acquisto; ChatGPT non sottoscrive l’utente a comunicazioni marketing attraverso gli ordini fatti in chat.

Cos’è l’Agentic Commerce Protocol (ACP)

ACP è uno standard aperto che definisce il linguaggio con cui agenti AI, persone e sistemi dei merchant collaborano per portare a termine un acquisto. È stato co-sviluppato con Stripe per funzionare su piattaforme e processor diversi, integrarsi rapidamente senza stravolgere i backend esistenti e mantenere il controllo ai merchant lungo tutto il customer journey. Se un negozio usa Stripe, può abilitare i pagamenti “agentic” con pochissimo codice; chi usa altri processor può aderire tramite lo Shared Payment Token API di Stripe o la specifica Delegated Payments prevista da ACP. OpenAI sta open-sourcando ACP per favorire adozione e interoperabilità.

Implicazioni per merchant ed ecommerce manager

Per i retailer, Buy it in ChatGPT apre un nuovo punto di contatto ad altissima intenzione: la conversazione. Significa intercettare la domanda “alla fonte”, quando l’utente formula i propri criteri di scelta. Il fatto che ranking e comparazione restino organici sposta la competizione su dati di prodotto strutturati, pricing, disponibilità e qualità del catalogo. In ottica operations, l’assenza di disintermediazione tutela il CRM: ordini, incassi, resi e assistenza restano in casa; ChatGPT è un facilitatore, non un marketplace.

Cosa fare subito (checklist operativa)

  1. Preparare feed prodotto “clean”: titoli chiari, attributi completi, varianti, immagini e prezzi aggiornati. 2) Allineare policy di spedizione/resi e SLA di fulfillment, perché la frizione bassa del checkout alza le aspettative. 3) Verificare l’idoneità: Etsy USA è già live; se vendi con Shopify, l’abilitazione arriverà a breve. 4) Valutare l’integrazione ACP con il payment processor in uso; se usi Stripe, l’attivazione è semplificata. 5) Misurare l’impatto su conversion rate e CAC: la discovery organica in chat può ridurre dipendenza da adv su query transazionali.

Cosa cambia per SEO e product discovery

La ricerca conversazionale di ChatGPT evolve da “consulenza” a “conversione”. Per emergere nei risultati, i segnali on-page e di catalogo devono essere strutturati e coerenti con l’intento di ricerca espresso in linguaggio naturale. L’assenza di placement a pagamento nei risultati shopping in chat rende ancora più strategiche tassonomia, attributi, qualità dei contenuti e disponibilità del prodotto. In prospettiva, l’integrazione di ACP e carrelli multi-item rafforzerà il ruolo della chat come interfaccia d’acquisto, soprattutto su ricerche esplorative e regali.

Roadmap e disponibilità geografica

Al momento la funzione è disponibile per utenti negli Stati Uniti con merchant USA e supporta ordini a singolo articolo. La roadmap prevede il supporto ai carrelli multi-prodotto e l’espansione a nuovi merchant e regioni. I merchant interessati possono candidarsi e consultare la documentazione tecnica e le specifiche feed, con onboarding a scaglioni.

Perché è una svolta per il retail

Buy it in ChatGPT riduce l’attrito tra discovery e checkout, trasformando la chat nel “punto vendita” più vicino all’intento dell’utente. Dal lato merchant, preserva margini e relazione col cliente; dal lato utente, semplifica decisione e pagamento in pochi tocchi. È un passaggio chiave verso l’“agentic commerce”, in cui gli assistenti AI non solo consigliano ma portano a termine task complessi in sicurezza.

MILANO CAPITALE INTERNAZIONALE DEL NEUROMARKETING: IL 14 E 15 OTTOBRE TORNA CERTAMENTE

Neuromarketing e CERTAMENTE_2025 - Ecommerce-Guru
Neuromarketing e CERTAMENTE_2025 - Ecommerce-Guru media partner

NEUROMARKETING a CERTAMENTE 2025 evento del 14 e 15 OTTOBRE

La settima edizione del più importante convegno internazionale su neuromarketing
e scienze comportamentali esplora i meccanismi del processo decisionale in tempi di incertezza.

Come prendiamo davvero le nostre decisioni? Questa domanda, più urgente che mai in un’epoca di volatilità globale e trasformazioni tecnologiche accelerate, sarà al centro di CERTAMENTE 2025, il principale convegno internazionale dedicato al neuromarketing e alle scienze comportamentali applicate al business, organizzato da Ottosunove con la collaborazione scientifica di BrainSigns , spin-off dell’Università La Sapienza di Roma.

NEUROMARKETING e CERTAMENTE 2025

Il 14 e 15 ottobre Milano ospiterà, presso Monte Rosa 91, la settima edizione dell’evento, che quest’anno pone il processo decisionale umano sotto la lente della ricerca scientifica più avanzata.
Quando l’incertezza ridefinisce le scelte in un contesto mondiale caratterizzato da crisi geopolitiche, nuove sfide economiche e rapidi cambiamenti tecnologici, consumatori e aziende si trovano a navigare scenari inediti. Le decisioni tradizionali potrebbero non essere più valide, rendendo cruciale la comprensione dei meccanismi cerebrali che guidano le nostre scelte.
“Le nostre decisioni nascono dall’interazione complessa di fattori razionali, emotivi, cognitivi e sociali”, spiega Luca Florentino, CEO di Ottosunove. “L’instabilità globale amplifica il peso delle componenti emotive e non consce. Comprendere questi meccanismi diventa fondamentale per orientarsi e prendere decisioni consapevoli in tempi di cambiamento.

Relatori esperti di neuromarketing a Certamente

Scienza e business si incontrano a Milano CERTAMENTE 2025 riunirà esperti internazionali di neuromarketing, ricercatori e leader aziendali in un dialogo multidisciplinare unico nel panorama europeo.

Sul palco dell’Auditorium di Monte Rosa 91 si alterneranno Davide Baldo, Ipsos; Patrizia
Cherubino, BrainSigns; Camille DeSantis, Edelman USA; Nikolaos Dimitriadis, MBA PhD
Applied Neuroscience for Marketing and Leadership; Mark Drummond, Neural Sense; Eamon
Fulcher, Split Second Research; Jacqui Grey, Keynote speaker e Coach; Alastair Herbert,
Linguabrand; Simone Kakana, Nando’s South Africa; Francesca Marchionne, iMotions; Elissa
Moses, BrainGroup Global; Gaia Rancati, Middle Tennessee State University; Concetta Rana,
Amplifon; Vincenzo Russo, BrainLab Università IULM; Hedda Martina Šola, Institute for
Neuromarketing & Intellectual Property; Peter Steidl, Behavior Change Expert; Robert Torrence, PhD Research Scientist; Ted Utoft, BVA Nudge Consulting; Vinod Venkatraman, Temple University; Sarah Williams-Gardener, FinTech Wales.

Programma Certamente 2025

Durante l’evento saranno presentate interessanti case histories che illustreranno i benefici per il business di un approccio strategico e di ricerca neuroscientifici e, attraverso le varie testimonianze, saranno anche esplorati temi di particolare attualità come:

L’impatto dell’incertezza globale sui comportamenti di consumo e investimento;

Strategie di comunicazione resiliente in periodi di crisi e cambiamento;

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’analisi comportamentale in scenari complessi e in diverse sfaccettature applicative.

Non mancheranno, inoltre, momenti di intrattenimento, grazie alla partecipazione di Arianna
Porcelli Safonov, scrittrice, autrice satirica e storyteller, maestra nell’analizzare con pungente
ironia gli aspetti più controversi della mente umana e del nostro tempo.

Milano, hub europeo dell’innovazione – NEUROMARKETING e CERTAMENTE

Si rinnova la scelta di Milano come sede del convegno, che riflette il ruolo della città come crocevia di innovazione applicata. Il capoluogo lombardo, infatti, offre il contesto ideale per un evento che unisce rigore scientifico e visione imprenditoriale, attirando professionisti da tutta Europa e oltre.

Verso il futuro del marketing e della comunicazione aziendale CERTAMENTE 2025 si propone di tracciare le direzioni future del marketing e della comunicazione, offrendo strumenti per comprendere meglio i processi decisionali e sviluppare strategie più efficaci e responsabili.

Informazioni su CERTAMENTE 2025, 7° edizione

CERTAMENTE è organizzato da Ottosunove, agenzia di comunicazione che da anni studia i principi del neuromarketing e delle scienze comportamentali e ne ha derivato il proprio approccio di pensiero strategico e di sviluppo creativo con cui supporta i propri clienti, con la collaborazione scientifica di BrainSigns, spin off dell’Università La Sapienza di Roma esperto nell’identificazione delle migliori tecniche neurometriche di rilevazione e nella conduzione di test con metodologie disegnate ad hoc, a seconda dei progetti.

Data: 14-15 Ottobre 2025
Location: Monte Rosa 91, Milano
QUI i dettagli del programma
Iscrizioni su www.certamente.biz

Profumeria di nicchia, lusso ed esperienza: le nuove regole del marketing

Il mondo della profumeria di nicchia e del lusso sta vivendo una fase di profonda trasformazione. In un mercato sempre più competitivo, in cui i consumatori cercano qualità, autenticità ed esperienze personalizzate, i brand devono ripensare la propria strategia di marketing e vendita.
In questa nuova puntata di EcommerceTalk, Samuele Camatari ha intervistato Simona Biancalana, Global Marketing & Communication Manager di Xerjoff, azienda torinese che ha conquistato oltre 140 paesi con le sue creazioni olfattive uniche.

Rivedi l’intervista completa su YouTube

L’evoluzione della profumeria di nicchia

Il settore della profumeria ha vissuto una crescita straordinaria dopo il periodo pandemico. Il profumo è passato dall’essere un accessorio per occasioni speciali a un rituale quotidiano, soprattutto per le nuove generazioni, che hanno sviluppato una forte attenzione alla cura di sé.

Secondo Simona Biancalana, questa evoluzione ha portato a due fenomeni principali:

  • Espansione del mercato: la profumeria di nicchia rappresenta oggi dal 10% al 15% del fatturato globale del settore.
  • Aumento della competizione: ogni anno vengono lanciati circa 6.000 nuovi profumi, ma solo una piccola percentuale riesce a diventare un bestseller.

“L’obiettivo non è inseguire la moda del momento, ma creare prodotti iconici e longevi, in grado di mantenere una posizione stabile nel mercato” – Simona Biancalana

I tre pilastri della profumeria di nicchia

  1. Qualità e ricercatezza degli ingredienti e delle formulazioni.
  2. Creatività e storytelling, che legano ogni fragranza a un universo narrativo unico.
  3. Esperienza sensoriale completa, che coinvolge packaging, design e interazione con il cliente.

Il nuovo consumatore luxury: velocità, storytelling e trasparenza

Il Covid ha cambiato radicalmente le aspettative dei clienti nel settore del lusso.
Oggi, chi acquista prodotti di alta gamma non si limita a cercare qualità, ma desidera vivere un’esperienza coerente e significativa.

Quattro elementi chiave per conquistare il nuovo consumatore:

  • Qualità eccellente sia del prodotto che del servizio.
  • Storytelling coinvolgente, che trasmetta valori e unicità del brand.
  • Esperienze personalizzate, sia online che offline.
  • Trasparenza, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale e sociale.

“Il consumatore di lusso si aspetta una ricerca costante della bellezza e un marketing invisibile, mai smaccatamente commerciale” – Simona Biancalana

Inoltre, la velocità di risposta è diventata essenziale: il cliente si aspetta interazioni immediate, contenuti continui e la possibilità di essere intrattenuto attraverso formati digitali come video e storytelling interattivo.

Giovani generazioni e profumo: i “Perfume Guy”

Un trend sorprendente emerso negli ultimi anni è l’interesse dei giovanissimi, soprattutto maschi, verso il mondo dei profumi.
Alcuni adolescenti considerano la fragranza come un simbolo di identità personale, paragonabile alle sneaker nel mondo della moda.

Su piattaforme come TikTok, sono nati veri e propri baby influencer dei profumi, capaci di comunicare con grande competenza e di influenzare intere community.

Implicazioni strategiche per i brand:

  • Creare contenuti digitali educativi, che parlino direttamente ai giovani.
  • Valorizzare community online e gruppi di appassionati.
  • Offrire formati accessibili, come sample kit, per permettere ai nuovi clienti di scoprire il brand.

Collaborazioni e influencer marketing: l’approccio di Xerjoff

A differenza di molti brand che puntano su testimonial famosi, Xerjoff privilegia collaborazioni autentiche basate su passioni comuni.
Le creazioni della collezione Blends, ad esempio, nascono dall’incontro tra mondi diversi: musica, arte, cucina, letteratura.

Tra le collaborazioni più iconiche: Duran Duran, Tony Iommi dei Black Sabbath, Chef stellati e maison di champagne

Le partnership funzionano quando c’è coerenza tra brand e collaboratore. Non si tratta solo di visibilità, ma di creare valore aggiunto e unicità percepita dal cliente finale.

Retail esperienziale: fisico e digitale devono integrars

Il profumo è, per sua natura, un prodotto che vive nell’esperienza fisica: provarlo sulla pelle, ascoltare la storia dietro la fragranza, interagire con personale esperto.
Tuttavia, l’online gioca un ruolo cruciale nel racconto e nella scoperta.

Xerjoff ha recentemente rinnovato il proprio e-commerce, trasformando ogni pagina prodotto in una sorta di mini-sito narrativo, con:

  • Video storytelling
  • Approfondimenti su ingredienti e packaging
  • Contenuti esclusivi collegati a ogni fragranza

“Il nostro obiettivo è colmare il gap tra boutique fisica e digitale, offrendo al cliente una narrazione completa” – Simona Biancalana

Spunto pratico per altri brand

Investire in contenuti multimediali di qualità e in micro-storytelling per ogni prodotto aumenta la permanenza sul sito e rafforza il posizionamento premium.

CRM e dati: dalla personalizzazione alla fidelizzazione

Un altro punto centrale per la strategia di Xerjoff è l’uso intelligente dei dati e del CRM.
L’analisi dei dati di navigazione ha rivelato che molti utenti arrivano sul sito tramite ricerche specifiche legate a singoli prodotti, non dalla homepage.
Questo insight ha guidato la decisione di arricchire ogni pagina con contenuti più dettagliati e storytelling verticale.

Strategie di fidelizzazione adottate:

  • Gift esclusivi anziché sconti, per rafforzare il legame emotivo con il brand (es. cappelli Borsalino in edizione limitata).
  • Analisi delle preferenze olfattive per creare offerte personalizzate.
  • Eventi esclusivi e preview dedicate ai clienti più fedeli.

“Nel lusso, la fidelizzazione passa attraverso la creazione di valore e di esperienze irripetibili, non attraverso la scontistica” – Simona Biancalana

Come entrare in nuovi mercati globali

Espandersi in 140 paesi non è un’impresa semplice.
Xerjoff ha seguito una strategia graduale, basata su:

  • Crescita costante e controllo rigoroso della qualità durante la scalabilità produttiva.
  • Introduzione iniziale di un numero limitato di fragranze, per poi ampliare gradualmente il portafoglio.
  • Creazione di edizioni esclusive per boutique monomarca, che celebrano la città o il paese di riferimento.

Esempio interessante: in mercati come il Giappone, dove la cultura locale predilige profumi delicati, l’azienda ha dovuto adattare l’offerta per rispettare le sensibilità culturali.

Le nuove regole del marketing nel lusso

Dall’esperienza di Xerjoff emergono alcune linee guida applicabili a qualsiasi brand del lusso e della profumeria di nicchia:

  1. Autenticità e storytelling: il cliente deve percepire un legame reale con la storia del brand.
  2. Esperienza omnicanale integrata: fisico e digitale devono parlarsi e rafforzarsi reciprocamente.
  3. Valorizzazione dei dati: analizzare i comportamenti per creare percorsi personalizzati.
  4. Collaborazioni mirate: puntare su progetti con un impatto creativo e strategico.
  5. Sostenibilità e trasparenza: fattori ormai imprescindibili per conquistare la fiducia dei consumatori.

La profumeria di nicchia non è solo un mercato in crescita, ma un laboratorio di innovazione marketing dove lusso, tecnologia e creatività si incontrano.
L’intervista con Simona Biancalana mostra come, anche in un contesto complesso e competitivo, sia possibile differenziarsi attraverso esperienze uniche, costruendo relazioni durature con clienti di ogni parte del mondo.

Guarda l’intervista completa

Meta e Ray-Ban lanciano la nuova generazione di smart glasses: opportunità e strategie per l’e-commerce

Meta e Ray-Ban, la nuova generazione di smart glasses
Meta e Ray-Ban lanciano la nuova generazione di smart glasses

Il futuro non è più davanti ai nostri occhi: è letteralmente dentro le nostre lenti.
Meta e Ray-Ban hanno presentato la seconda generazione dei loro smart glasses, portando sul mercato un prodotto che unisce design iconico, tecnologia di ultima generazione e funzioni AI avanzate.

Questi nuovi occhiali non sono solo un gadget tech: rappresentano un cambio di paradigma nel modo in cui interagiamo con i contenuti digitali, i brand e persino i processi di acquisto. Per i retailer e i professionisti dell’e-commerce, si aprono nuovi scenari di vendita e marketing esperienziale.

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Cosa rende speciali i nuovi Meta Ray-Ban Display

La collaborazione tra Meta e Ray-Ban ha dato vita a un prodotto che punta a ridefinire il concetto di wearable device, con funzioni che sembrano uscite da un film di fantascienza, ma sono già realtà:

  1. Display integrato nelle lenti
    Grazie a lenti fotocromatiche, le informazioni vengono mostrate solo quando necessario, in modo privato e senza distrazioni. Questo rende l’esperienza totalmente hands-free e personalizzata.
  2. Controllo tramite gesti
    Il nuovo Meta Neural Band consente di navigare tra le funzioni semplicemente con movimenti naturali della mano, senza bisogno di toccare gli occhiali o lo smartphone.
  3. Assistente AI in tempo reale
    Funzioni come traduzioni, risposte contestuali e suggerimenti vengono fornite direttamente sul display, rendendo l’interazione immediata e intuitiva.
  4. Fotocamera e video hands-free
    Scatta foto, registra video o partecipa a videochiamate senza mai dover estrarre il telefono dalla tasca. Una funzionalità che apre scenari interessanti per creatori di contenuti e brand storytelling.

Impatto per retailer e brand: come aumentare le vendite con gli smart glasses

L’arrivo dei nuovi Meta Ray-Ban Display non riguarda solo il mondo tech, ma ha implicazioni strategiche per il commercio digitale.
Ecco alcuni spunti concreti per aziende e retailer che vogliono sfruttare questa innovazione:

1. Esperienze di acquisto immersive

Gli smart glasses permettono di portare la realtà aumentata direttamente negli occhi dei consumatori.
Immagina un cliente che, entrando in un negozio fisico o virtuale, riceve informazioni personalizzate sui prodotti, recensioni in tempo reale e promozioni mirate.
Questo non solo aumenta l’engagement, ma riduce le frizioni nel processo di acquisto, migliorando il tasso di conversione.

2. Live shopping e storytelling

La possibilità di creare contenuti in prima persona con foto e video hands-free rende questi occhiali uno strumento perfetto per campagne di marketing autentiche.
Brand e influencer possono mostrare i prodotti dal proprio punto di vista, generando contenuti realistici e coinvolgenti, ideali per social come TikTok o Instagram.

3. Customer service potenziato

Gli addetti alle vendite, sia online che offline, possono utilizzare gli smart glasses per assistere i clienti in tempo reale, consultando dati, stock e informazioni senza interrompere l’interazione.
Questo crea un servizio clienti fluido e omnicanale, aumentando la fidelizzazione.

Leggi anche: Zalando e il camerino virtuale che taglia i resi del 40%: l’avatar 3D rivoluziona lo shopping online

4. Pubblicità contestuale e marketing predittivo

Grazie ai dati raccolti in tempo reale, le aziende possono personalizzare le campagne pubblicitarie basandosi sul contesto e sul comportamento dell’utente.
Ad esempio, un cliente che guarda un prodotto fisico potrebbe ricevere immediatamente un’offerta esclusiva sul proprio display.

Meta Ray-Ban – l’AI come leva per l’e-commerce di nuova generazione

La vera rivoluzione non è solo hardware, ma software.
L’integrazione dell’AI nei Meta Ray-Ban Display consente di anticipare i bisogni dei clienti, offrendo suggerimenti e contenuti su misura.
Questo approccio si allinea perfettamente con la crescente richiesta di personalizzazione nel digital retail e con la strategia omnicanale che unisce e-commerce, marketplace e negozi fisici.

Leggi anche: Trade marketing nel beauty: strategie vincenti con Intelligenza Artificiale

Il futuro è davanti ai nostri occhi

I nuovi smart glasses di Meta e Ray-Ban non sono più un accessorio di tendenza, ma uno strumento strategico che può trasformare la relazione tra brand e consumatori.
Per i professionisti dell’e-commerce, è il momento di sperimentare nuovi modelli di vendita e comunicazione, sfruttando le potenzialità di questa tecnologia per creare esperienze davvero immersive.

Il futuro del retail non sarà solo digitale: sarà indossabile, intelligente e personale.
Chi saprà cogliere questa opportunità oggi, avrà un vantaggio competitivo nel mercato di domani.

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Zalando e il camerino virtuale che taglia i resi del 40%: l’avatar 3D rivoluziona lo shopping online

Il camerino virtuale entra nel futuro dello shopping online grazie a Zalando che, in collaborazione con Levi’s, sperimenta un sistema con avatar 3D personalizzati che ha già ridotto i resi fino al 40%. Un cambiamento tangibile nel modo di acquistare moda online, verso una customer experience più accurata, efficiente e sostenibile.

L’innovazione in dettaglio

Questo sistema avanzato, in fase pilota in 14 Paesi europei, permette ai clienti di creare un avatar 3D basato sulle proprie misure corporee. Non si tratta più (solo) di selezionare taglie da una lista, ma di visualizzare come un capo, come un paio di jeans Levi’s, si adatti esattamente alla propria fisicità.

Dal 2022 ad oggi, oltre 80.000 utenti hanno utilizzato questa funzionalità nel corso dei test iniziali.

Impatto sui resi e sull’esperienza del cliente

Il dato più impressionante riguarda la diminuzione dei resi fino al 40%. Questo significa meno waste logistico, risparmi operativi significativi per Zalando e un impatto positivo sull’ambiente.

Questa innovazione nasce anche per affrontare alcuni problemi comuni allo shopping online: il 49% dei clienti ha mostrato incertezza riguardo alla vestibilità, il 37% denuncia descrizioni di taglie poco chiare, e il 36% ritiene le guide alle taglie inefficienti. Il 72% si dichiara più propenso ad acquistare online se può contare su uno strumento che suggerisca la taglia in base alle proprie misure.

Il valore strategico del centro logistico

Il sistema si inserisce nel contesto del polo logistico Zalando di Nogarole Rocca (Verona). Questo hub, grande come 20 campi da calcio (circa 146.000 mq), è una fabbrica di efficienza: 16,5 milioni di capi stoccati, nastri trasportatori lunghi 10 km, un bag sorter di 23 km e una capacità di smistamento fino a 700.000 pacchi al giorno.

L’integrazione tra questa efficienza logistica e l’innovazione del camerino virtuale crea una catena fluida in cui il giusto capo arriva al cliente direttamente la prima volta.

Trend di mercato e dimensioni del settore

Il mercato globale dei camerini virtuali e fitting rooms digitali sta crescendo in modo vertiginoso: nel 2025 è stimato valere circa 8,21 miliardi di dollari, con una crescita annuale media (CAGR) prevista del 19,8% fino al 2030.

Le tecnologie chiave includono avatar 3D, realtà aumentata e algoritmi predittivi per la scelta delle taglie. Questi strumenti possono contribuire a ridurre i resi fino al 60% e aumentare le conversioni del 34% nei retailer che li adottano efficacemente.

Zalando dimostra come unire innovazione tecnologica (avatar 3D e misurazioni corpo) e efficienza logistica consenta non solo di migliorare radicalmente l’esperienza d’acquisto ma anche di ridurre i resi, con vantaggi economici e ambientali.

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AI, B2B ed ecommerce su misura: la ricetta di Andrea Bosio (Zero11/Rewix)

Dal “fare software” al “risolvere problemi”. È qui che si gioca la storia di Zero11 e di Rewix, la B2B Ecommerce eXperience Platform nata quando i “mattoncini” disponibili non bastavano più. A raccontarcelo è Andrea Bosio, Head of Business Development di Zero11, ospite di EcommerceTalk: una conversazione concreta su intelligenza artificiale, vendite tra imprese, automazioni e governance del digitale.

Zero11 & Rewix in una frase

Zero11 è una MarTech company: usa tecnologia e dati per far vendere di più e meglio le aziende. Rewix è la piattaforma che ne incarna la filosofia: B2B nativa, pensata per cataloghi complessi, listini, ruoli d’acquisto, workflow d’ordine e pagamenti “difficili”.

“Le aziende non comprano trapani: comprano buchi nel muro. Il software è un mezzo per il risultato.”
— Andrea Bosio

Perché una piattaforma (e non solo integrazione)

Zero11 nasce come system integrator. Poi la svolta: servivano funzioni che non esistevano. Così nasce Rewix, un “nuovo mattoncino” per gestire davvero il B2B: varianti, ruoli decisionali, condizioni commerciali su misura, flussi d’ordine via email/telefono, dropship e marketplace.

AI senza magia: micro-casi, macro impatti

  • Email → Ordini (accuratezza ~80%): un LLM classifica le email, riconosce cliente e righe d’ordine (codici, quantità, allegati Excel/PDF, foto). Il team passa dal data entry all’upselling.
  • Contenuti & cataloghi: descrizioni prodotto e contenuti CMS generati/adattati, con forte riduzione del time-to-market.
  • Raccomandazione, pricing, sicurezza: ML per cross/up-sell, controllo prezzi e anomaly detection.

B2B ≠ B2C: tre barriere da abbattere

  1. Reputazione & fiducia: recensioni verificate ma anonime (transazione autentica, controparte protetta).
  2. Pagamenti importanti: progettare acconti/condizioni, KYC e open banking per ridurre la frizione.
  3. Certezza contrattuale: firma digitale con marcatura temporale e ancoraggio in blockchain (es. Solana) nelle Digital Sales Room.

Dropshipping = sostenibilità operativa

Cataloghi e stock sincronizzati a valle: si consegna solo ciò che è davvero venduto. Risultato: meno capitale immobilizzato, meno resi, filiera più snella. Chi sta a monte aggiunge servizi digitali (integrazioni, feed) alle revenue di prodotto.

MarTech, dati e governance

La mission di Zero11: facilitare l’incontro tra domanda e offerta con dati + AI. Strategia prima della tecnologia, processi allineati (vendite, logistica, finance), change management per portare i clienti offline → online senza cannibalizzare la rete.

Da dove cominciare (checklist veloce)

  • Strategia chiara e catena del valore mappata.
  • Piattaforma B2B nativa (ruoli, listini, workflow, approvazioni, crediti).
  • Pagamenti progettati (acconti, scadenze, affidabilità).
  • AI su micro-use case ad alto ROI (email → ordine).
  • Data governance (cataloghi puliti, analytics utili).
  • People: sposta attività a maggior valore (da input ordini a upsell).

Perché importa adesso

Il B2B passa da “progetto IT” a pilastro di crescita. AI generativa, blockchain per i contratti, open banking, marketplace e modelli ibridi non sono trend: sono strumenti di governance. Chi li padroneggia vince, chi li rincorre subisce.

Takeaway in 90 secondi

  • B2B nativo ≠ B2C “adattato”.
  • AI pragmatica: togli gli attriti dove bruciano margine.
  • Fiducia: recensioni verificate anonime + contratti in blockchain.
  • Pagamenti: risolvi la parte scomoda (acconti/KYC).
  • Dropship intelligente: meno stock, più servizio, meno sprechi.

Vuoi portare il tuo B2B “oltre”? Partecipa a EcommerceDay Focus Fashion (19 novembre, Milano) e continua il confronto con i protagonisti del digitale d’impresa https://ecommerceday.it/pages/focus-fashion-and-tech

Rivedi l’intervista completa

YouTube e brand: 10 strategie per collaborare con i creator e crescere online

L’11 settembre abbiamo partecipato all’annuale Google Agency Partner Event, un momento unico di confronto con i professionisti di Google dedicato alle nuove tecnologie, all’AI, all’evoluzione delle ricerche e agli strumenti più innovativi per il digital marketing.
Tra le tante novità emerse, un tema ha catturato in modo particolare la nostra attenzione: le enormi opportunità offerte da YouTube per i brand, grazie alla collaborazione con i creator.

Oggi YouTube non è più solo una piattaforma di video, ma un ecosistema globale dove nascono community attive e fedeli. I creator non si limitano a intrattenere: hanno la capacità di influenzare scelte di acquisto e di trasformare un semplice messaggio promozionale in una storia autentica e coinvolgente.
Per le aziende, questo significa poter entrare in contatto con pubblici già consolidati, facendo leva sulla fiducia costruita dai creator nel tempo.

Le possibilità di collaborazione si dividono in due grandi categorie:

  • Collaborazioni organiche, dove il brand si integra in modo naturale nei contenuti dei creator.
  • Strategie paid, che sfruttano la potenza di Google Ads per amplificare e distribuire quei contenuti verso nuove audience.

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YouTube e le strategie delle collaborazioni con brand – le collaborazioni organiche sono la forza della credibilità

I contenuti organici parlano la lingua della community.
Qui il brand non appare come un inserzionista, ma come parte della narrazione del creator, favorendo autenticità e fiducia.
Vediamo alcune delle modalità più efficaci.

Video sponsorizzati

Il format più diretto e riconoscibile.
Il creator realizza un contenuto dedicato oppure integra il brand all’interno di un video già pianificato.
Il segreto del successo sta nel lasciare libertà creativa al creator, affinché il messaggio resti coerente con il suo stile e venga percepito come un consiglio autentico, non come un annuncio imposto.

Product placement naturale

Qui la presenza del brand è subtile e integrata.
Il prodotto viene mostrato all’interno del video mentre il creator svolge attività abituali: uno youtuber tech che utilizza un laptop durante un tutorial, o un creator lifestyle che mostra una bevanda durante un vlog.
Questo approccio non interrompe l’esperienza di visione e permette di far memorizzare il brand in modo spontaneo.

Unboxing e recensioni

Un classico intramontabile di YouTube.
Il creator apre il prodotto in diretta, lo prova e ne condivide l’esperienza con la community.
Questo format funziona perché unisce curiosità (cosa contiene la confezione?) e credibilità.
Le recensioni, soprattutto se realizzate da figure riconosciute nel settore, possono influenzare profondamente le scelte d’acquisto.

Leggi anche: La migliore guida a Google Tag Manager per il tuo e-commerce

Dirette con integrazione del brand

Le live streaming sono perfette per creare interazione in tempo reale.
Il brand può sponsorizzare eventi in diretta, demo prodotto o Q&A esclusivi, offrendo anche sconti dedicati agli spettatori collegati.
La forza di questo format sta nella spontaneità: niente montaggio, niente filtri, solo interazione genuina tra creator e community.

Affiliazioni e codici sconto

Il creator diventa ambasciatore attivo del brand, invitando la sua community all’acquisto tramite link o codici dedicati.
È una formula win-win:

  • lo spettatore ottiene un vantaggio immediato (sconto),
  • il creator riceve una commissione sulle vendite,
  • l’azienda può misurare con precisione i risultati della campagna.

Strategia paid: amplificare la portata con Google Ads

Le storie dei creator possono diventare veri e propri asset pubblicitari, scalabili attraverso le campagne Google Ads.
Se la collaborazione organica costruisce fiducia, la strategia paid aggiunge distribuzione e targeting preciso, portando il messaggio oltre la fanbase originaria del creator.

Partnership Ads

Permettono di trasformare i contenuti dei creator in annunci sponsorizzati.
Un video già percepito come autentico viene spinto tramite Google Ads, raggiungendo nuove audience con la credibilità di chi lo ha creato.
Un mix perfetto tra storytelling e performance.

Co-branded Ads per Shorts e In-feed

Formati brevi e dinamici, ideali per catturare l’attenzione su mobile.
I Co-branded Ads fondono brand e creator in contenuti veloci e coinvolgenti, perfetti per raggiungere pubblici giovani e mobile-first.

Creator Partnerships Hub (beta)

Una novità ancora in fase di rollout, accessibile solo su invito.
Consente ai brand di identificare video già creati dai creator che parlano dei loro prodotti, trasformandoli subito in campagne ufficiali.
Una soluzione che trasforma il buzz organico in visibilità paid.

YouTube BrandConnect

Il marketplace ufficiale di YouTube per la gestione delle collaborazioni.
Qui i brand possono cercare i creator ideali, definire brief, gestire contratti e monitorare i risultati in un unico ambiente centralizzato.
Un’opportunità preziosa anche per chi ha budget limitati ma vuole accedere al mondo dei creator in modo strutturato.

Campagne integrate multicanale

I contenuti dei creator non devono vivere solo su YouTube.
Grazie a strumenti come Demand Gen, Video Action e Performance Max, possono diventare parte di una strategia multicanale, coprendo vari touchpoint e aumentando esponenzialmente la visibilità del brand.

Leggi anche: Le ultime news dei social media: Instagram, TikTok, Linkedin, Youtube, Twitter

Perché i creator YouTube sono una leva strategica

In un mondo in cui la pubblicità tradizionale fatica a catturare l’attenzione, i creator rappresentano una scelta strategica per costruire fiducia e conversioni.
Collaborare con loro significa:

  • parlare la lingua delle community,
  • raggiungere pubblici mirati,
  • trasformare storie autentiche in campagne performanti.

La vera sfida è creare relazioni di lungo periodo tra brand e creator.
Non si tratta di un singolo video, ma di un percorso condiviso che porta alla creazione di un dialogo continuo con il pubblico, costruendo valore nel tempo.

Il 19 novembre a Milano presso Palazzo Giureconsulti durante EcommerceDayFocus Fashion & Tech condivideremo molti spunti su questo argomento. Per saperne di più visita il sito https://ecommerceday.it/pages/focus-fashion-and-tech

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Eataly e Adyen: l’innovazione nei pagamenti conquista l’Europa

L’innovazione nei pagamenti – Eataly e Adyen

Il futuro del retail passa dalla capacità di offrire ai clienti esperienze d’acquisto veloci, sicure e personalizzate. È in quest’ottica che si inserisce l’ampliamento della partnership tra Eataly, ambasciatore globale dell’eccellenza enogastronomica italiana, e Adyen, la piattaforma tecnologico-finanziaria scelta da brand internazionali per la gestione dei pagamenti omnicanale.

Dopo l’integrazione nell’e-commerce avviata nel 2017, la collaborazione tra i due player ha compiuto un salto di qualità, portando le soluzioni innovative di Adyen all’interno degli store fisici di Eataly in Europa, con risultati già tangibili e progetti destinati a crescere.

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Eataly e Adyen – innovazione nei pagamenti. Stoccolma e Parigi: due casi di successo

Il primo banco di prova è stato lo store di Stoccolma, dove in meno di sei mesi è stato implementato un sistema di Unified Commerce che ha rivoluzionato l’esperienza di pagamento. Le transazioni con carta, che in precedenza richiedevano fino a 50 secondi, ora si concludono in appena 4-5 secondi. L’introduzione del Pay at Table e delle mance digitali ha ridotto del 50% i tempi di pagamento nell’area ristorazione, migliorando il turnover dei tavoli e l’efficienza complessiva del servizio.

Il progetto ha poi toccato Parigi, dove Eataly ha internalizzato la gestione e avviato un importante aggiornamento tecnologico. Qui Adyen ha garantito un’integrazione fluida con i nuovi sistemi ERP e di cassa, offrendo la possibilità di gestire tutti i metodi di pagamento – dalle carte di credito ai buoni pasto, fino alle gift card – tramite un’unica piattaforma. Il debutto a luglio 2025 ha registrato un weekend record da 120.000 euro di transazioni, confermando la solidità della partnership.

Innovazione e gestione centralizzata

Uno degli aspetti più rilevanti dell’implementazione è la gestione centralizzata dei terminali di pagamento: dai device mobili per la ristorazione a quelli fissi delle casse mercato, tutto è monitorato e configurato in modo semplice ed efficiente. Questo garantisce sicurezza, continuità operativa e la possibilità di implementare rapidamente nuove funzionalità in ogni store.

La rapidità con cui abbiamo implementato i progetti di Stoccolma e Parigi dimostra l’efficacia della collaborazione con Adyen”, ha dichiarato Rocco Dario Spano, Group CIO di Eataly, sottolineando come la partnership offra al gruppo strumenti concreti per crescere a livello internazionale.

Leggi anche: BNPL in Italia – Paypal, Klarna, Scalapay, Oney

Innovazione nei pagamenti per una gestione semplificata

L’obiettivo è chiaro: estendere progressivamente queste soluzioni a tutti i punti vendita europei. Con oltre 50 store nel mondo e una presenza in 15 Paesi, Eataly punta a offrire ai clienti un’esperienza di pagamento sempre più fluida e all’avanguardia, in linea con le esigenze del retail moderno.

Come sottolineato da Gabriele BellezzeCountry Manager di Adyen Italia: “Mettiamo a disposizione una piattaforma unica per semplificare la gestione dei pagamenti e abilitare funzionalità strategiche. La rapidità e la flessibilità delle operazioni sono la chiave per accompagnare la crescita di realtà come Eataly nel settore retail e ristorazione”.

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In-house vs. Outsourcing Ecommerce: pro e contro. Quale migliore scelta e quando decidere. Intervista a Laura Cavioni – IT Business Analyst – Vivienne Westwood

In-house vs. Outsourcing Ecommerce con Laura Cavioni di Vivienne Westwood
Laura Cavioni - It Operation Analyst di Vivienne Westwood - intervista su EcommerceGuru

In-house vs. Outsourcing Ecommerce: come scegliere la strategia giusta per far crescere il tuo business digitale

In-house vs. Outsourcing Ecommerce – il dubbio amletico di tantissimi brand.

Nel mondo dell’ecommerce, una delle decisioni più strategiche e spesso più complesse per aziende e imprenditori riguarda la gestione dello sviluppo e della manutenzione della piattaforma: affidarsi a un team interno (in-house) oppure esternalizzare il lavoro a partner esterni (outsourcing).
Questa scelta non è mai banale, perché impatta direttamente su tempi di sviluppo, costi, qualità del progetto e, soprattutto, sulla capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato.

Il modello in-house permette all’azienda di avere controllo totale su processi e competenze, costruendo un know-how proprietario che nel lungo termine può diventare un vantaggio competitivo. Tuttavia, richiede investimenti significativi in termini di risorse, formazione e gestione.
Dall’altra parte, l’outsourcing offre flessibilità e accesso immediato a competenze specialistiche, consentendo di scalare rapidamente e ridurre i costi iniziali, ma comporta anche rischi legati alla dipendenza da fornitori esterni e alla perdita di controllo diretto.

Per approfondire i pro e i contro di questa scelta, se sviluppare l’ecommerce in casa oppure se affidare tale sviluppo ad agenzie esterne abbiamo intervistato Laura Cavioni, esperta di strategia e sviluppo ecommerce, oggi IT Operation Analyst in Vivienne Westwood.

Laura Cavioni – IT Business Analyst – Vivienne Westwood

IT Operation Analyst in Vivienne Westwood, Laura Cavioni ha iniziato il suo percorso lavorativo in Vivienne Westwood nel 2011, nel Dipartimento Retail, occupandosi di gestione del DB e dei processi tipici di negozio. Con la crescita del Brand e la diversificazione delle esigenze di Business, ha ampliato le sue conoscenze in materia di BI, PLM, ERP e gestione dei processi aziendali afferenti alla Supply Chain seguendone i progetti di implementazione.

Ha, inoltre, seguito l’evoluzione del Brand Vivienne Westwood occupandosi di volta in volta dell’evoluzione tecnologica dell’azienda in vari ambiti a partire dal canale Retail al B2B per poi approdare 2 anni fa nel processo di internalizzazione del canale eCommerce.

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Quando un brand può sceglie di internalizzare o di esternalizzare il proprio eCommerce? Qual è la scelta giusta?

Una scelta giusta, mi pare banale affermarlo, non esiste.
Esiste di sicuro una scelta che si adatta al periodo storico che sta attraversando un’azienda. C’è un momento per lasciar gestire ad altri e un momento per accogliere il rischio e mettersi in gioco.

Chiaramente entrambi gli scenari hanno dei pro e dei contro: esternalizzare significa fornire ad un soggetto esterno all’azienda una guida in merito a scelte di business e messaggio che il brand vuole trasmettere, ma operativamente lasciar gestire la quotidianità del rapporto diretto con i propri clienti al fornitore di servizi eCommerce.

Va da sé che internalizzare sia esattamente il contrario, cioè farsi carico completamente del rischio di gestione del canale di vendita e di conseguenza dei risultati: quindi se le cose van bene, si continua a lavorare in quella direzione; se ci sono delle criticità, vanno studiati e capiti gli errori fatti o perlomeno quali fattori hanno influito su questo tipo di risultato.

La scelta migliore è quindi quella che storicamente l’azienda riesce ad affrontare in quel momento. Ciò che può aiutare a capire quale possa essere la scelta migliore da intraprendere è sicuramente analizzare in maniera pratica cosa sia un eCommerce e i suoi pilastri.

In-house vs. Outsourcing Ecommerce – quali sono i reparti aziendali coinvolti nella scelta e nello sviluppo?

Le macro aree coinvolte in tal senso saranno soprattutto:

  • Finance, la gestione finanziaria
  • Logistica e produzione
  • Customer Care, la relazione con il cliente finale
  • IT, l’infrastruttura tecnologica
  • La parte legale che si occuperà di contrattualistica, GDPR, terms and conditions..
  • HR, le risorse umane
  • Digital Marketing
  • Merchandising del sito
  • Social Responsibility

Ora, se si parla di internalizzazione o esternalizzazione, capite bene che si possono fare delle scelte:

  • Esternalizzazione totale: si traduce in gestione totale da parte di fornitori esterni all’azienda; il rischio è completamente al di fuori, il know how anche; pago delle commissioni per la gestione di un mio canale di vendita.
  • Internalizzazione totale: ho in casa oneri e onori di gestione e il rischio dell’andamento di quel canale.
  • Vie intermedie: posso decidere di esternalizzare alcuni servizi e non altri (esempio il Customer Care o la logistica).

Tra i benefici dell’esternalizzazione ci sono sicuramente:

  • il rischio di gestione delle inefficienze che ricade sul fornitore
  • la manutenzione software non a carico del brand
  • lo sgravio della gestione dei pagamenti e delle riconciliazioni finanziarie

È chiaro che più si internalizza, più si è padroni di quella parte di business ma maggiore sarà anche l’impatto sulle risorse umane e sul know how aziendale che dovrà crescere per essere all’altezza della situazione.
Maggiore sarà l’internalizzazione, maggiori poi saranno i dati che ho in house e che posso usare con cognizione di causa per agire e fare scelte. Essi saranno poi anche il mezzo per misurare la bontà delle scelte fatte in precedenza.

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In-house vs. Outsourcing Ecommerce – dai programmi di produzione, alla definizione delle priorità delle attività, alle decisioni procedurali alla scelta delle piattaforme e dei fornitori.

Il processo di scouting dei partner che ti dovranno affiancare nel cambiamento non è banale.
Tendenzialmente si ha la propensione a scegliere i top player in qualsiasi ambito. Questa scelta va necessariamente misurata con la forza di spesa che il brand ha e con le necessità a cui si vuole rispondere.

Come dice sempre il nostro Country Manager, Giorgio Ravasio, “è inutile comprare una Ferrari se poi non si ha la patente”. Quindi il primo passo è sicuramente la definizione dell’obiettivo: dove voglio arrivare, in quanto tempo e quali risorse ho a disposizione. Da qui, poi le soluzioni che si possono trovare sono molteplici, sia a livello tecnologico che operativo.

Un altro fattore da valutare è sicuramente la copertura di mercato che voglio raggiungere e che posso gestire. La sostenibilità in termini di gestione è assolutamente un fattore decisivo.

È importantissimo, inoltre, una volta partiti, stabilire dei momenti di revisione e di definizione di fattibilità degli obiettivi a breve e medio termine che ci si era prefissati, perché banalmente le priorità possono cambiare anche sulla base della consapevolezza raggiunta dopo. Per esempio, un anno di go live che è sicuramente maggiore di quella che si aveva in partenza.

Una quota sostanziale nella buona riuscita di progetti in generale, ma soprattutto in quelli che prevendono un cambiamento in termini di gestione e metodo di lavoro, la ha la comunicazione.

Tipicamente il soggetto che la imposta è il project manager, colui che tiene i tempi, delinea le criticità, parla con le persone, smorza i nervosismi e spinge all’azione. È l’occhio oggettivo esterno che legge l’andamento del processo senza essere coinvolto in prima persona sulle singole tematiche, ma è anche colui che tiene il filo di tutto e accompagna ad una gestione autonoma di nuovi progetti. Se non esistesse questo collante, sarebbe veramente difficile portare a termine un cambiamento.

Leggi anche: Supply Chain e IT: Laura Cavioni intervistata da Samuele Camatari

In-house vs. Outsourcing Ecommerce: sfide, vantaggi, scalabilità, personalizzazioni, servizi end to end, budget, rischi?

La base è sempre la stessa ed è anche il primo grande ostacolo che ci si trova ad affrontare davanti ad un cambiamento: definire il perimetro di azione. Quindi dove voglio arrivare e il perché.

Io metterei il come all’ultimo posto, perché oggi abbiamo la fortuna di poter scegliere tra miriadi di soluzioni altamente customizzabili che ti permettono di raggiungere obiettivi prefissati con il budget a disposizione. L’importante è che non si pensi di fare investimenti one shot, soprattutto in ambito tecnologico. Le cosiddette soluzioni scalabili, sono soluzioni che ti permettono di “partire” con la gestione di un processo a cui posso successivamente legarne altri senza cambiare ciò che ho costruito in precedenza. Di conseguenza è un continuo miglioramento che però richiede investimenti in termini di budget ma anche di expertise.

Un ultimo aspetto sostanziale che definirei come sfida è l’onboarding, e cioè il coinvolgimento delle parti a tutti i livelli: dai directors agli executives. Se tutti sono coinvolti e consapevoli delle finalità a cui tende lo sforzo che si sta facendo, che tipicamente è sommato alle attività quotidiane che già si gestiscono, allora già ci si può assicurare una percentuale di buona riuscita del progetto.

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Leggi anche: La sfida della nuova Supply Chain – Intervista a Laura Cavioni

Gianluca Borghi: il leader visionario alla guida di 10 Corso Como

Gianluca Borghi - CEO di 10 Corso Como
Gianluca Borghi - CEO di 10 Corso Como

Gianluca Borghi: una carriera internazionale nel lusso e nel retail

Figura di riferimento nel panorama internazionale del lusso e del retail, Gianluca Borghi, attuale CEO di Exor Group è alla guida del Brand 10 Corso Como. Genovese di origine, Borghi ha costruito una carriera solida e prestigiosa, frutto di esperienze maturate nelle capitali mondiali della moda e del lifestyle, Parigi, Milano e New York, guidando team e strategie per alcuni dei brand più iconici della moda e della gioielleria di alta gamma.

Dopo la laurea in psicologia clinica e un prestigioso MBA presso la SDA Bocconi di Milano, Borghi inizia il suo percorso nei grandi magazzini Rinascente, per poi approdare a marchi di eccellenza come Gucci, Boucheron e Pomellato, dove contribuisce a sviluppare strategie innovative di vendita e di customer experience di altissimo livello.

Nel 2012 entra in Montblanc, marchio di eccellenza del gruppo Richemont, assumendo ruoli di crescente responsabilità fino a diventare, nel 2018, Head of Retail per il Nord America in qualità di Vice President per Montblanc.

A New York, oltre a guidare team in uno dei mercati più competitivi al mondo, entra a far parte dell’Executive Committee North America di Richemont, dove consolida le sue competenze nella pianificazione strategica globale, nello sviluppo di modelli di business innovativi e nella gestione di mercati altamente competitivi.

Rientrando in Italia nel 2023 porta con sé una visione globale e forti competenze trasversali in Retail, Digital Business e Wholesale.

10 Corso Como: dove moda, arte e design si incontrano

Nel 2023 Gianluca Borghi approda a 10 Corso Como, una delle realtà più iconiche e rivoluzionarie nel panorama mondiale della moda e del lifestyle. Fondato nel 1990 da Carla Sozzani, visionaria gallerista e curatrice, 10 Corso Como ha ridefinito il concetto di concept store, trasformandosi in un luogo unico dove moda, arte, design, fotografia, cultura e cucina si fondono in un’esperienza immersiva.
Sozzani ha saputo creare una vera e propria “piazza urbana contemporanea”, anticipando di decenni il concetto di experience retail oggi considerato il futuro del settore. Grazie alla sua guida, 10 Corso Como è diventato un simbolo di innovazione e contaminazione culturale, punto di incontro per creativi, designer e appassionati da tutto il mondo.

Nel 2020 l’imprenditrice Tiziana Fausti, già nota per la sua storica boutique multibrand a Bergamo, acquisisce 10 Corso Como con l’obiettivo di portare avanti la visione di Carla Sozzani, valorizzandola e proiettandola nel futuro. Dal 2023, con l’uscita ufficiale di Sozzani, Tiziana Fausti assume direttamente la presidenza e la guida strategica dell’azienda, compiendo una scelta decisiva: riportare in Italia Gianluca Borghi, manager di livello internazionale ed ex “cervello in fuga”, nominato CEO di 10 Corso Como.

Sotto la leadership di Borghi, 10 Corso Como avvia un forte processo di sviluppo internazionale e passa da uno store a un hub di ispirazione e sperimentazione, capace di parlare alle nuove generazioni e a tutti coloro che vedono la moda come espressione di identità, cultura e innovazione. La missione è chiara: consolidare la reputazione globale del brand, guidando la sua evoluzione in un mondo sempre più orientato all’esperienza, alla sostenibilità e al digitale.

Il valore della cultura nella leadership di Gianluca Borghi

La carriera di Borghi è segnata dalla capacità di coniugare strategia aziendale, storytelling e innovazione tecnologica, sempre con un’attenzione particolare al cliente e all’esperienza d’acquisto. La sua esperienza internazionale gli consente di portare una visione globale al mondo del fashion, integrando le esigenze di business con quelle di un consumatore sempre più attento e digitale.

Il suo impegno in 10 Corso Como non è solo quello di gestire un brand, ma di custodire e promuovere la cultura, valorizzando la creatività e la tradizione italiana, aprendola al dialogo con il mondo.
Questo approccio lo rende una figura di altissimo valore all’interno del Comitato Scientifico di EcommerceDay, dove il suo contributo sarà determinante per tracciare nuove prospettive nel settore fashion & tech.

Gianluca Borghi protagonista di EcommerceDay Focus – Fashion & Tech

Siamo orgogliosi di annunciare che Gianluca Borghi sarà tra i relatori del prossimo EcommerceDay Focus, dedicato al Fashion & Tech, che si terrà il 19 novembre 2025 a Milano, presso il prestigioso Palazzo Giureconsulti, a pochi passi dal Duomo.
La sua presenza offrirà al pubblico di CEO, manager e C-level una prospettiva unica su come integrare cultura, tecnologia e strategia di vendita, esplorando i nuovi paradigmi dell’omnicanalità e della customer experience.

Ringraziamo Gianluca Borghi per aver scelto di far parte del nostro comitato scientifico, portando con sé una visione globale e una profonda cultura, elementi essenziali per guidare il futuro del fashion e del retail.

PayPal ora offre pagamenti rateali da 6 a 24 mesi con interessi: confronto BNPL in Italia (Klarna, Scalapay, Oney)

Novità: PayPal “Pay Monthly” oltre le 3 rate

PayPal ha esteso la sua offerta di BNPL (Buy Now, Pay Later) con Pay Monthly, permettendo ora frazionamenti a 6, 12 o 24 mesi con interessi a carico del cliente — generalmente tra il 9,99 % e il 35,99 % APR, variabili in base al merito creditizio. Questo supera le classiche “Pay in 4” (quattro rate bi-settimanali senza interessi).

Condizioni e funzionamento di Pay Monthly

  • Solo per acquisti tra $49 e $10.000, soggetti a approvazione creditizia.
  • APR fisso: 9,99 %–35,99 %, con tassi incentivati possibili su alcune promozioni.
  • Il cliente paga mensilmente; è possibile saldare prima senza penali.
  • Bonus: nessun costo di attivazione, ritardo o iscrizione.

Limiti per chi vende online: tracciabilità in e-commerce

Al momento, la scelta del piano Pay Monthly del cliente non viene trasmessa all’e-commerce: l’acquirente paga via PayPal, ma i dati di frazionamento rimangono interni alla piattaforma PayPal. Questo rende difficile per i merchant analizzare preferenze e tendenze di pagamento.

Altri player BNPL in Italia: cosa offrono?

ProviderTermini principaliCosti / InteressiNote
Scalapay3 rate mensili, senza interessi0 % APYPaghi a rate senza costi
Klarna“Pay in 4” e pagamenti a 30 giorni0 % interessi su rate breviAmpia integrazione e mercato UE/USA
Oney3–12 rate per e-commerce (€90–€2.500)Da verificare (probabile interesse)Ottima integrazione con CMS E-commerce
Cofidis4 rate fino a €1.000 o fino a 50 mesiFinanziamenti bancariAdatto a durate lunghe

Trend del mercato BNPL in Italia

  • Il mercato italiano BNPL cresce forte: valore stimato di 7,64 miliardi USD nel 2025, con crescita attesa al 10,2 % annuo fino al 2030, superando i 12,4 miliardi USD.
  • I principali player includono Klarna, Afterpay, PayPal, Scalapay, Cofidis

Considerazioni per merchant ed e-commerce

  • Incremento del valore medio ordine (AOV): BNPL come Pay Monthly può incentivare acquisti più costosi. PayLater di PayPal ha mostrato un aumento fino al 91 % dell’AOV in alcuni casi.
  • Maggiore conversione: messaggi promozionali BNPL (es. “paga in rate”) aumentano vendite fino all’11 %.
  • Scelta del provider: valutare commissioni, user experience, integrazione (Shopify, WooCommerce, Prestashop, ecc.), preferenze locali e tassi di interesse.
  • Analisi e dati: l’assenza di tracciamento della rateizzazione limita strategie CRM e marketing: serve spingere la condivisione di dati con PayPal o usare provider che la consentano.

Conclusione: opportunità e consigli

PayPal Pay Monthly offre nuove possibilità per chi compra, ma comporta costi rilevanti in termini di interessi. In confronto, servizi come Scalapay o Klarna sono più trasparenti e senza interessi.

Per e-commerce italiani, abbracciare BNPL può aumentare conversioni e vendite, ma è cruciale:

  • scegliere il provider giusto,
  • gestire bene la comunicazione (banner, sandbox messaging),
  • valutare commissioni,
  • e ottenere dati utili per analisi interne.

Trade marketing nel beauty: strategie vincenti con Vincenzo Filosa di Wella

Il mondo beauty è in continua evoluzione, e con esso anche le strategie di trade marketing, sempre più orientate all’innovazione e alla customer experience omnicanale. Nella nuova puntata di Ecommerce Talk, Samuele Camatari ha intervistato Vincenzo Filosa, Head of Trade Marketing di Wella, per approfondire i trend e le sfide che stanno ridefinendo il settore.

Durante l’intervista, Vincenzo ha condiviso insight preziosi sul ruolo del trade marketing nel beauty, spiegando come le aziende possano supportare la rete vendita e rafforzare la relazione con rivenditori e saloni di bellezza. Uno degli aspetti centrali emersi è l’importanza dell’integrazione tra online e offline, un tema cruciale in un settore dove il contatto fisico con i prodotti e la consulenza professionale restano elementi determinanti.

Intelligenza artificiale e innovazione nel trade marketing

Tra i temi affrontati, un punto chiave è stato l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) nel potenziare le strategie di marketing. Secondo Vincenzo Filosa, l’AI non è solo uno strumento per automatizzare processi, ma una leva per personalizzare l’esperienza cliente, ottimizzare le decisioni di business e rendere le campagne più efficaci. Questo approccio consente alle aziende beauty di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nei comportamenti di acquisto e di anticipare le esigenze dei consumatori.

Le sfide e le opportunità per Wella

Samuele Camatari ha chiesto a Vincenzo quali siano le principali sfide che Wella sta affrontando nella gestione dei rapporti con rivenditori e saloni. È emersa la necessità di un approccio strategico basato su dati e insight, capace di creare valore sia per i partner che per i clienti finali. Filosa ha sottolineato come la capacità di collaborare strettamente con la rete vendita e di fornire strumenti digitali evoluti rappresenti un vantaggio competitivo nel mercato attuale.

Trend di consumo che stanno cambiando il settore

L’intervista ha toccato anche i trend di consumo che stanno influenzando le strategie commerciali di Wella. Dalla crescente attenzione verso la sostenibilità al desiderio di esperienze di acquisto personalizzate, i consumatori stanno guidando una trasformazione profonda. Per rimanere competitivi, i brand devono saper combinare innovazione tecnologica e relazioni umane autentiche, due elementi che oggi fanno la differenza nel mondo beauty.

Ecommerce Talk: una nuova stagione ricca di contenuti

Questa intervista segna l’inizio della nuova stagione di Ecommerce Talk, il format ideato da Samuele Camatari per esplorare i temi più attuali del commercio digitale e dell’innovazione. Tra i prossimi ospiti, figure di spicco che porteranno la loro esperienza e visione:

  • Vincenzo Filosa, Head of Trade Marketing Wella
  • Lorenzo Liverani, E-commerce & Category Development Manager Tavola Group
  • Francesco Cimino, IT Director Paglieri
  • Simona Biancalana, Global Marketing & Communication Manager Xejjoff

Guarda l’intervista completa su YouTube

Vuoi scoprire tutte le strategie vincenti condivise da Vincenzo Filosa e approfondire i trend che stanno trasformando il settore beauty?
Guarda subito l’intervista completa sul nostro canale YouTube e lasciati ispirare da un approccio innovativo al trade marketing.

Alessandro Grosso: Country Manager di BYD Italia e voce influente nel comitato scientifico di EcommerceDay

Alessandro Grosso non è solo un manager di eccellenza nell’automotive: è una voce autorevole che oggi contribuisce a plasmare il futuro dell’e‑commerce grazie al suo ruolo nel comitato scientifico di EcommerceDay. In questo articolo scopri chi è, il suo percorso professionale e perché il suo contributo rappresenta un valore aggiunto per la community di EcommerceGuru.

Background accademico e professionale

  • Formazione: laureato in Ingegneria Gestionale presso l’Università della Calabria.
  • Dopo un’esperienza internazionale come consulente in Accenture, entra nel gruppo FCA (oggi Stellantis) dove ricopre ruoli sempre più strategici in Project Management, Logistics & Sales Planning.
  • Nello spazio di quattro anni, diventa responsabile del dipartimento Fleet & Business in Italia e poi in tutta la regione EMEA

Carriera Stellantis

  • Aprile 2020: incarna il ruolo di guida strategica e commerciale per il brand Jeep in Italia.
  • 2022: promosso a Vice President Sales Mainstream & Car Flow presso Stellantis, continuando a spingere sul fronte della digitalizzazione e dell’efficienza commerciale.

Oggi: Country Manager Italia di BYD

  • Ottobre 2024: nominato Country Manager Italia di BYD, un ruolo strategico nel contesto di transizione sostenibile dell’automotive.
  • BYD, leader nella tecnologia ibrida ed elettrica, mira a rafforzare la propria presenza in Italia. La nomina di Grosso è stata definita da Stella Li (EVP BYD) come una svolta chiave nella crescita del brand nel mercato italiano.
  • Grosso stesso ha dichiarato: “Porterò la mia esperienza e il mio entusiasmo… le auto BYD sono all’avanguardia per tecnologia, design e piacere di guida”.
  • Maggio 2025 (intervista su BusinessPeople.it): BYD ha accelerato in Italia, passando da una quota di mercato dello 0,1% a circa l’1,2% in meno di sette mesi (≈3.000 ordini/mese), con un parco circolante attuale di circa 10.000 vetture e un obiettivo di 20.000 tramite crescita organica

Leadership e visione: il lato “E-commerce friendly”

  • Secondo Grosso, digitalizzazione e adeguamento al cambiamento sono leve fondamentali per il successo in ogni business, incluse le strategie e‑commerce.
  • In una lunga intervista su EcommerceTalk (pubblicata su EcommerceGuru), sottolinea:
    • L’importanza dell’empatia: “Non mi piace mantenere una rigida gerarchia… un confronto quotidiano con la squadra è necessario, dal primo analyst all’ultimo manager”.
    • Il valore di obiettivi di medio-lungo termine, di autoconoscenza e di adattabilità alla realtà che cambia.
    • Il bisogno di cavalcare l’internazionalità e la tecnologia per restare competitivi in mercati volatili.
  • Nel profilo “Le qualità del leader perfetto” su EcommerceGuru, elenca doti cruciali:
    • Saper ascoltare e comunicare, entrare in empatia con il team;
    • Essere coerente e resiliente, trasformare i cambiamenti in opportunità;
    • Abbinare leadership e competenze manageriali, facendo leva su decision making coraggioso e pragmatismo

Il valore aggiunto per EcommerceDay ed EcommerceGuru

Come membro del comitato scientifico di EcommerceDay, Grosso porta una prospettiva unica:

  • Unisce pensiero strategico al savoir-faire industriale, cruciale per chi opera nella logistica, pianificazione e multicanalità.
  • La sua esperienza con Jeep, Stellantis e ora BYD rappresenta un ponte tra il mondo automotive e le dinamiche della mobilità digitale.
  • I suoi valori di leadership empatica, tecnologia e visione a lungo termine sono perfettamente in linea con le tematiche di EcommerceGuru.

Restate sintonizzati per una prossima intervista esclusiva con Alessandro Grosso sul futuro della mobilità digitale e delle vendite omnicanale.

Tool indispensabili per gestire un e‑commerce di successo

Una buona strategia ha bisogno di strumenti affidabili. Questa panoramica ti aiuta a costruire una stack leggera ma completa per gestire operazioni, marketing e analisi.

Scegli una piattaforma adatta alla fase del business: facilità d’uso, scalabilità, integrazioni e costi totali di proprietà sono i criteri principali.

Pagamenti e sicurezza

Abilita più metodi di pagamento, monitora tassi di autorizzazione e proteggiti da frodi. Offri un’esperienza fluida e sicura.

Marketing e automazioni

Email marketing, SMS e workflow automatici per benvenuto, carrello e post-acquisto. Collegali alla strategia SEO descritta in seo per e-commerce: guida introduttiva con esempi pratici e alle campagne social in social media marketing per e-commerce: strategie vincenti.

Analytics e insight

Imposta dashboard leggibili per team diversi. Raccogli solo i dati necessari e trasformali in decisioni concrete.

Collaboration e produttività

Allinea marketing, operation e customer care con strumenti di project management, documentazione condivisa e automazioni tra app.

Conclusione

Gli strumenti non sostituiscono la strategia, ma la rendono eseguibile. Mantieni la stack snella e aggiornata nel tempo.

Checklist operativa

Ecco una checklist pratica per tool indispensabili per gestire un e-commerce di successo: definisci obiettivi, mappa il funnel, assegna priorità, prepara risorse, pianifica test, misura risultati, documenta gli apprendimenti.

Errori comuni da evitare

Rimandare il go-live in cerca della perfezione, ignorare i dati, cambiare tool continuamente, non ascoltare i clienti, non testare le ipotesi, sottovalutare i tempi operativi.

FAQ

Quanto budget serve per iniziare? Dipende da settore e ambizioni: prevedi una quota per tecnologia e una per marketing.

Quanto tempo serve per vedere risultati? Con un piano chiaro, i primi segnali arrivano nelle prime settimane; la crescita stabile richiede mesi.

Meglio organico o paid? Entrambi: l’organico costruisce asset, il paid accelera l’acquisizione e valida le ipotesi.

Esempio pratico

Immagina un brand di cosmetica naturale che lancia una linea di sieri. Con un MVP di catalogo ridotto, crea contenuti educativi su ingredienti e routine, attiva campagne di test su pubblico lookalike e ottimizza le pagine con FAQ e recensioni.

Roadmap sintetica

Settimana 1: setup e definizione KPI. Settimana 2: contenuti chiave e prime campagne. Settimana 3: ottimizzazione pagine e automazioni. Settimana 4: test A/B e report.